Sono “Triade di dolore e speranza” per la sezione poesie e “Piccola storia di me” per i racconti le opere vincitrici del primo premio letterario “SopratTutto scrivere”, intitolato a Maria Arcidiacono, mortaad appena 30 anni di tumore del seno, il 6 marzo 2012. Le autrici, Giovanna Morabito e Gemma Patscot, sono state premiate il 18 maggio scorso nell’ambito di “Le donne si incontrano”, evento che si è svolto nella sede dell’Enciclopedia italiana di Roma. IncontraDonna ha donato alle vincitrici una litografia dell’artista Enzo Carnebianca e a tutti i finalisti una targa.

Per questa prima edizione del premio, sono arrivate 92 opere da 51 partecipanti, inviate da Lombardia, Piemonte, Veneto, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna.

La Giuria era composta dal Presidente Marino Sinibaldi, Direttore di Radio3, Massimo Bray (Direttore Treccani), Marino Collacciani (giornalista), Lara Facondi (giornalista), Elvira Mujčić (scrittrice), Silvia Mari (giornalista DIRE), Loretta Santini (Elliot Edizioni), Anna Maria Scaiola (docente universitaria), Roberta Andrioli Stagno (psicoterapeuta), Il team delle libraie di “Tra le righe” Claudia Fanelli e Paola Mastrobuoni.

Di seguito le motivazioni per la scelta delle opere vincitrici:

“Trittico di Dolore e Speranza” di Giovanna Morabito: La poesia si distingue per originalità di struttura, attenzione stilistica, e la scansione metrica ritmica. Un’incisiva capacità descrittiva si coniuga a un espressivo registro evocativo. Con fluidità le immagini si alternano tra il peso della malattia e la leggerezza delle molte possibilità della vita, che va avanti, procede, percorre la sua strada : vale la pena allora raccontarla, la vita, su un foglio di carta che può condurre lontano dalla sofferenza, trasformarsi in un’arma acuta o in un veicolo fragile che vola, scivola via, e supera la barriera impalpabile del disagio. Il piano personale si estende a un più ampio sentire comune che accompagna chi condivide lo stesso impervio percorso. La poesia articola, senza retorica e compiacimento, un pensiero semplice e insieme profondo, che nella percezione del dolore iscrive la speranza.

“Piccola Storia di me” di Gemma Patscot: Il racconto, ben costruito nella sua complessità, si organizza con abilità su più piani narrativi. La scrittura è pulita, lessicalmente ricca, stilisticamente accurata nella ricerca della parola più puntuale e nel ricorso costante e suggestivo a metafore e comparazioni. Un serrato dialogo interiore con il proprio io ripercorre eventi dolorosi cui si restituiscono ordine e senso : la scomparsa di un compagno, la solitudine, la scoperta destabilizzante e lo sconcerto incredulo della malattia, la ferita del corpo, le molteplici domande che ci si pone e restano senza risposta. Il recupero attraverso l’esercizio della memoria regressiva dell’integrità rimpianta dell’infanzia, dell’adolescenza, della giovinezza, poi la dimensione confortante del sogno e luminose visioni magiche-fiabesche rischiarano il buio della notte, e contrastano stati emotivi di abbandono, mancanza, assenza, perdita, caduta, paura. Il finale non si risolve con facili espedienti, resta aperto: non si è pronti all’”accettazione”, ancora da imparare, si esita, si aspetta, ma sembra profilarsi con cautela la prospettiva del viaggio verso quel territorio, che potrà offrire inediti paesaggi e comunicare quell’energia vitale, sottesa, seppur sofferta, lungo tutto il racconto.

Arrivederci al prossimo anno!

 

 

Leggi le poesie e i racconti finalisti

 

I racconti finalisti

Piccola storia di me (Miglior racconto 2019) - Di Gemma Patscot
Affetti collaterali - di Stefano Gentile
L'officina dei corpi - di Giuditta Godano
UNA SECONDA POSSIBILITÀ - di Alessio Serra
La ragazza di Istanbul - di Maria Luisa Valeri

 

Le poesie finaliste

TRIADE DI DOLORE E SPERANZA (Miglior poesia 2019) - di Giovanna Morabito
AL CALAR DELLA SERA - Di Patrizia Cozzolino
SENZA (CHE) - Di Franco Ricci
CARCIDIOMA - di Assunta Spedicato
NON HO PAROLE CHE D’INCANTATO AMORE - di Carmelo Spitaleri