La Food and Drug Administration, ente governativo statunitense per la regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha recentemente approvato un nuovo vaccino efficace contro 9 diversi ceppi di HPV.
La Food and Drug Administration, l'ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha recentemente approvato l’uso di un nuovo vaccino efficace contro 9 diversi ceppi di Human Papilloma Virus (HPV). Questo virus, o meglio alcuni suoi ceppi, sono infatti potenzialmente cancerogeni per vulva, vagina e collo dell’ utero, ano e orofaringe.
I vaccini attualmente in commercio in Europa (Cervarix e Gardasil) sono efficaci verso due ceppi cancerogeni, l’HPV 16 e il 18. Inoltre il Gardasil protegge anche verso le infezioni dell’HPV 6 e 11 causa delle comuni verruche e condilomi, piccole lesioni assolutamente benigne.
Il nuovo vaccino (Gardasil 9), prodotto dalla stessa ditta che aveva brevettato e commercializzato il precedente vaccino tetravalente, risulta attivo anche verso cinque ulteriori ceppi potenzialmente cancerogeni: il 31, 33, 45, 52 e 58 risultando efficace nella prevenzione dell’infezione di quei virus che causano oltre il 90% dei carcinomi cervico-vaginali, vulvari e anali.
Il vaccino è stato testato su di un gruppo di oltre 14.000 ragazze tra i 16 e i 26 anni e in due ulteriori gruppi di 2.800 femmine e 1.200 maschi tra i 9 e i 15 anni, risultando perfettamente sicuro. Poche le reazioni avverse riscontrate: dolore al sito di iniezione, gonfiore, arrossamento e mal di testa.
Il vaccino, che viene somministrato in tre dosi separate con le successive a 2 e 6 mesi dalla prima, è risultato efficace, riuscendo a prevenire circa il 97% delle infezioni, ed è stato approvato per ragazze dai 9 ai 26 anni e per i ragazzi dai 9 ai 15 anni.
Il virus del papilloma umano, o meglio alcuni degli oltre cento diversi ceppi fino ad oggi identificati è stato il primo virus del quale sia stata riconosciuta la capacità di provocare tumori nelle donne e negli uomini. In particolare i ceppi 16 e 18 sono quelli più frequentemente evidenziati (in circa il 75% dei casi) nelle cellule del carcinoma del collo dell’utero, ma possono essere riscontrati anche nei tumori della vagina e della vulva, nel carcinoma dell’ano e in alcuni tumori dell’orofaringe (in circa il 30% dei casi). Il virus, particolarmente se persiste per lunghi periodi nelle cellule infettate e non viene eliminato dal sistema immune dell’ospite, è in grado di innescare quella trasformazione che attraverso una serie di passaggi può portare negli anni alla trasformazione tumorale. Fortunatamente questo avviene solo in una piccola percentuale dei soggetti infettati. La maggior parte dei soggetti infetti guarisce spontaneamente grazie alla reazione del sistema immunitario.
L’unico modo per prevenire questo tumore è pertanto quello di impedire che il virus possa penetrare nelle cellule, come avviene nei soggetti vaccinati che presentano anticorpi in grado di bloccarne l’ingresso.
Pertanto, questo nuovo vaccino è stato accolto con grande favore per la sua potenziale efficacia nel prevenire il carcinoma della cervice uterina e non solo, ma il conseguimento di questo traguardo dipende molto anche dal raggiungimento di una certa soglia di “copertura” vaccinale, cioè dal fatto che la stragrande maggioranza delle giovani generazioni sia sottoposta a vaccinazione. La copertura sarà tanto più efficace se la vaccinazione sarà estesa anche i ragazzi, come ormai avviene in molti paesi europei ed anche in alcune regioni italiane. Aspettiamo quindi che il nuovo vaccino sia valutato anche dall’ Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) per la sua eventuale approvazione ed introduzione anche nei nostri paesi.