Libera traduzione e commento di Adriana Bonifacino da Genomic Health.

In dicembre 2014 si è tenuto a san Antonio (USA) un importante e annuale convegno internazionale riguardo le terapie più innovative per il tumore della mammella e tutto quello che la ricerca può oggi offrire affinchè le terapie possano essere sempre più personalizzate e le eventualità di ripresa di malattia possano essere più controllate.

 

A tale proposito è interessante lo studio condotto dall' Ontario DCIS Study Group of Sunnybrook Health Sciences Centre in Canada riguardo l'impiego di Oncotype DX nel poter prevedere con una certa affidabilità la possibilità di una recidiva locale (sia come carcinoma in situ che nella sua forma invasiva infiltrante).

Oncotype non è una cura, ma un test genomico basato sull'analisi di 21 geni del tumore, capace di distinguere i tumori a bassa o elevata capacità di dare recidiva.

Il trattamento pertanto di ciascun tumore è così molto più personalizzato; soprattutto in quei casi dove l'analisi dei diversi fattori prognostici del tumore (quella che comunemente per le pazienti chiamiamo carta d'identità del tumore: ormoni, indice di proliferazione, ecc) non dà un risultato netto nel poter decidere tra terapia antiormonale e chemioterapia.

 

E'previsto dalle linee guida come complemento dei criteri decisionali tradizionali sia da St. Gallen® sia dalle maggiori società internazionali, quali American Society of Clinical Oncology (ASCO)®, National Comprehensive Cancer Network (NCCN)® e European Society of Medical Oncology (ESMO) quale effettivo ausilio per l’oncologo. Gli studi condotti in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito hanno dimostrato che l’impiego del test è in grado di modificare la strategia terapeutica adiuvante (quella cioè dopo l'intervento chirurgico) in un terzo circa delle pazienti e nella pratica clinica americana, dove è di uso corrente, ha ridotto l’utilizzo della chemioterapia dal 63% nel 2006 al 45% nel 2009.

 

Eppure, in Italia ancora non viene usato quanto potrebbe. Nel nostro come in altri paesi il limite all’utilizzo dei più recenti test genomici è rappresentato dai costi in quanto, non essendo il test rimborsato dal sistema sanitario, sono a carico dei singoli pazienti.

Come risolvere il problema dunque? 

Il Sistema Sanitario Nazionale del nostro paese, insieme agli organi istituzionali preposti e ai comitati scientifici italiani, dovrebbero riunirsi e valutare i potenziali vantaggi che in termini di costo-beneficio la rimborsabilità del test potrebbe portare, magari tenendo conto delle esigenze di contenimento dei costi nel sistema sanitario nazionale.

I vantaggi non sono identificabili soltanto nella possibilità di evitare le tossicità di un trattamento chemioterapico con un impatto ovvio in termini di qualità della vita senza ridurre le probabilità di guarire dal carcinoma mammario, ma anche, in una visione di contenimento dei costi, nella riduzione del costo di farmaci ed impiego delle risorse sanitarie nonché in termini di riduzione delle giornate di lavoro perse. Comunque, i vantaggi in termini di impatto sulla qualità della vita, sono i più importanti e non possono essere strettamente misurati dal punto di vista del guadagno o del risparmio economico.

 

Prof.ssa Adriana Bonifacino

U.O.C. Oncologia

A.O. Sant'Andrea - Roma

Sapienza Università di Roma