Nelle linee guida dell’ Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) pubblicate nel 2013 (1) e relative alla preservazione della fertilità in pazienti oncologici si legge che circa il 3% del totale dei casi di tumore maligno viene diagnosticato in pazienti con età inferiore a 40 anni.(2)

Se poi si considera le donne con carcinoma della mammella circa il 20% di loro

al momento della diagnosi presenta meno di 50 anni e ben il 10% di esse hanno meno di 40 anni.

I più comuni tipi di cancro nel sottogruppo di pazienti giovani sono rappresentati nell’uomo da tumore del testicolo, melanoma, tumore colon-rettale, linfoma non Hodgkin e tumori della tiroide, mentre nella donna da carcinoma mammario, tumori della tiroide, melanoma, carcinoma della cervice uterina, e carcinoma del colon-retto1.

Un importante problema che si pone nei pazienti neoplastici giovani è rappresentato dalla possibile comparsa d’infertilità secondaria ai trattamenti antiproliferativi e il disagio psico-sociale ad essa legato. Nelle stesse linee guida si legge che tutti i/le pazienti con diagnosi di tumore in età riproduttiva devono essere adeguatamente informati/e del rischio di riduzione/perdita della fertilità come conseguenza dei trattamenti antitumorali e, al tempo stesso, delle strategie oggi disponibili per ridurre tale rischio.

Lo specialista oncologo deve possedere le competenze che gli permettano di stimare il rischio di infertilità per ciascun trattamento e valutare quando tale rischio risulti sufficientemente elevato da dover ricorrere alla conservazione dei gameti prima dell’inizio delle terapie. In quest’ultimo caso, è indispensabile offrire ai pazienti un percorso privilegiato e rapido per la crioconservazione degli spermatozoi o degli ovociti/tessuto ovarico, stabilendo una rete con centri di medicina della riproduzione oppure organizzando un servizio di crioconservazione dei gameti collegato al servizio oncologico stesso.

Risulta quindi fondamentale che lo specialista oncologo stabilisca una comunicazione efficace con lo specialista in medicina della riproduzione per la definizione delle strategie di preservazione della fertilità e per la tempistica delle terapie oncologiche.

Come stabilito dalle linee guida dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) e dell’American Society for Reproductive Medicine (ASRM), il counselling riproduttivo ai giovani pazienti oncologici andrebbe proposto subito dopo la diagnosi e la successiva stadiazione della malattia oncologica, così da avere il tempo necessario per condividere le migliori strategie di preservazione della fertilità, che variano a seconda della prognosi oncologica e riproduttiva. Il counselling riproduttivo va eseguito da un medico che abbia adeguate competenze oncologiche e di medicina della riproduzione. Il counselling richiede comunque un approccio multidisciplinare e una comunicazione efficace fra oncologo e medico della riproduzione. Durante il counselling va indagato l’interesse del paziente ad una futura gravidanza, maternità o paternità. Va dunque stimato il rischio di infertilità del trattamento proposto e la prognosi oncologica. Se il paziente è interessato e ne ha l’indicazione, vanno illustrate le diverse metodiche di preservazione dei gameti o di riduzione della tossicità gonadica a disposizione.

 

Possibili tecniche per la preservazione della fertilità

I metodi di preservazione della fertilità disponibili sono la criopreservazione del seme per l’uomo, la criopreservazione di embrioni o ovociti e la criopreservazione di tessuto ovarico per la donna. Inoltre, approcci di chirurgia conservativa, trasposizione delle ovaie o appropriata schermatura delle gonadi prima del trattamento radiante, possono consentire la preservazione della fertilità in alcuni pazienti selezionati.

 

Legislazione italiana e crioconservazione embrioni

La crioconservazione di embrioni è vietata in Italia dall’articolo 14 comma 1 della Legge 19 Febbraio 2004, n. 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”.

Le modificazioni all’applicazione della Legge 40 introdotte dalla Sentenza della Corte Costituzionale N° 51 del 2009, pur avendo ampliato le eccezioni al divieto di crioconservazione di embrioni sopranumerari derivanti dall’applicazione delle tecniche riproduttive, non hanno abolito il comma 1 dell’articolo 14 lasciando inalterato il divieto a produrre embrioni per la crioconservazione.

Per questo motivo le Raccomandazioni Italiane non includono la crioconservazione di embrioni fra le tecniche di preservazione della fertilità femminile.

Inoltre, essendo le tecniche riproduttive applicabili solo a coppie infertili secondo l’ Art. 4 (“Accesso alle tecniche”) comma 1, non sarebbe comunque consentita la fertilizzazione in vitro in una coppia che non ha una accertata infertilità.

 

Bibliografia:

1)      Dal sito: http://www.aiom.it/area+pubblica/area+medica/prodotti+scientifici/linee+guida/Archivio/1,333-333,1, (ultimo accesso 15 luglio 2014)

2)      AIOM-AIRTUM I numeri del Cancro in Italia 2012 Intermedia Editore

 

Ripreso da : AIOM Linee guida : preservazione della fertilità in pazienti oncologici. Anno di pubblicazione 2013