A cura di Reginetta Trenti

Dottoressa in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche

 

 

Il rapporto sole-pelle è da sempre conflittuale: da un lato effetti benefici, primo fra tutti la sintesi di vitamina D, dall’altro i danni cutanei, sia a breve che a lungo termine e associabili alle diverse bande di lunghezza d’onda dei raggi Ultra-Violetti (UV).

 

UV caratteristiche Effetti cutanei
Raggi UVC
(100-280 nm)
Filtrati dall’ozonosfera;
non arrivano al suolo
Carcinogenesi
Raggi UVB
(280-320nm)
Filtrati parzialmente dall’atmosfera; filtrati dal vetro e dalla plastica Eritema, Ustioni, Abbronzatura
Ispessimento cutaneo
Carcinogenesi
Raggi UVA
(320-400nm)
Non filtrati dall’atmosfera,
dal vetro, dalla plastica
Degenerazione del derma fotoinvecchiamento
Abbronzatura precoce
Eritema (1000 volte meno potenti degli UVB)
Carcinogenesi (azione indiretta)
Fotosensibilità

 

Il 5% della radiazione UV che arriva sulla pelle è rappresentata dagli UVB:  tali raggi vengono bloccati negli strati superficiali, ma hanno un elevato carico di energia che induce infiammazione, determinando eritema/scottatura, nonché un danno diretto al DNA delle cellule basali dell’epidermide. Il restante 95% della radiazione UV è costituita invece dagli UVA, a bassa energia, ma in grado di penetrare in profondità, giungendo fino al derma dove inducono stress ossidativo con danni cellulari a strutture dermiche importanti come collagene ed elastina.
Inoltre tali raggi sono responsabili di fotoallergie, fotodermatiti, ma soprattutto del fenomeno di foto-immunosoppressione, con modulazione negativa (down-regulation) del sistema immunitario. Infezioni cutanee e abbassamento del livello di sorveglianza sullo sviluppo di cellule tumorali, ne sono le conseguenze più rilevanti.
All’esposizione solare, infatti, sono correlate diverse tipologie di lesioni cutanee pre-cancerose (cheratosi attinica) e cancerose quali il carcinoma basocellulare (BCC), il carcinoma spinocellulare (SCC), definiti NMSC cioè Non Melanoma Skin Cancer ed il melanoma. L’incidenza di queste lesioni è in crescita a livello mondiale, anche se la diagnosi precoce e le diverse terapie possibili hanno ridotto la mortalità in modo significativo.
La fotoprotezione topica e pertanto l’utilizzo di protettivi solari, è riconosciuta dalla classe medica come la principale strategia preventiva sia contro i danni acuti sia contro quelli a lungo termine.

 

  • I PROTETTIVI SOLARI

L’utilizzo di un protettivo solare è fondamentale per la protezione di tutti gli individui e di ogni fascia d’età ed ha come obiettivo principale quello di minimizzare i danni derivanti dall’esposizione solare, consentendo tuttavia l’attivazione del sistema difensivo della melanogenesi. In passato l’attenzione protettiva si concentrava soprattutto sui raggi UVB, in quanto responsabili del danno acuto, tuttavia negli ultimi decenni è stato dimostrato un ruolo determinante anche per la porzione UVA.
I prodotti solari offrono quindi una protezione “allargata”, o ad ampio spettro, realizzata utilizzando filtri sia di tipo UVA che UVB. Secondo il meccanismo d’azione i filtri si distinguono in fisici (o minerali) che funzionano riflettendo la radiazione come specchi e chimici (o organici), il cui meccanismo è assimilabile a quello di una “molla”, cioè assorbono l’energia della radiazione, passano ad uno stato eccitato e la riemettono sotto altre forme. Nelle formulazioni si inseriscono due o più filtri, oltre ad una serie di componenti che servono a garantire efficacia in strato sottile, distribuzione omogenea, discreta permanenza sulla pelle, resistenza all’azione dilavante di acqua e sudore. Tutte proprietà a supporto dell’azione fotoprotettiva.
Il fattore di protezione solare o SPF (Sunburn Protection Factor) esprime numericamente la capacità protettiva di un prodotto nei confronti dell’eritema solare e viene determinato sperimentalmente in-vivo secondo il metodo Standard Internazionale ISO 24444:2010. Poiché l’SPF misura il grado di protezione nei confronti degli UVB, è un elemento importante nella scelta del solare giusto per la propria pelle, ma non l’unico. Infatti in base alla Raccomandazione della Commissione Europea n. 2006/647/CE (22/09/2006; http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_normativa_874_allegato.pdf) un protettivo solare dovrebbe contenere anche filtri selettivi UVA, in modo da ottenere una protezione nei confronti degli UVA pari ad almeno 1/3 di quella UVB. La Raccomandazione, seppure non abbia valenza obbligatoria,  riporta inoltre che: “Anche i prodotti per la protezione solare che risultano assai efficaci e che proteggono tanto dai raggi UVB quanto da quelli UVA non sono in grado di garantire una protezione totale dai rischi per la salute derivanti dai raggi UV. Nessun prodotto per la protezione solare riesce a filtrare la totalità dei raggi ultravioletti (UV). A tutt’oggi, inoltre, non sono state fornite prove scientifiche definitive del fatto che l’uso dei prodotti per la protezione solare prevenga l’insorgere di melanomi. I prodotti per la protezione solare non dovrebbero pertanto affermare o dare l’impressione di garantire una protezione totale dai rischi derivanti da un’eccessiva esposizione ai raggi UV.
Un altro aspetto rilevante quando si utilizza un solare riguarda la quantità di prodotto che si applica. Solitamente si usa una quantità esigua, fatto questo che riduce in misura notevole la protezione. Ad esempio, dimezzare il quantitativo di prodotto applicato può ridurre da due a tre volte la protezione offerta (la quantità stabilita dal metodo di determinazione dell'SPF, 2 mg/cm2, corrisponde a circa 36 g  -6 cucchiaini da tè- per il corpo di un adulto).
Scegliere ed utilizzare i protettivi solari in modo informato e consapevole, a partire già dalle generazioni più giovani, rappresenta una difesa importante per tutelare la salute della pelle, sia presente che futura.



Ricordate…..
L’importanza della fotoprotezione dopo radio o chemioterapia

  • L’area di pelle interessata dal trattamento di radioterapia risulta maggiormente sensibile e reattiva alle radiazioni solari. In generale è quindi consigliabile proteggere la zona trattata con indumenti e utilizzare un prodotto solare con fattore di protezione molto alto (SPF 50+) o alto (SPF almeno 30), da riapplicare frequentemente e soprattutto dopo i bagni in mare. Meglio evitare prodotti contenenti filtri in nanoparticelle che possono causare reazioni cutanee.
  • I trattamenti di chemioterapia agiscono sulle cellule in attiva proliferazione e pertanto anche sulla pelle che diventa secca, sottile ed estremamente sensibile. Questa sensibilità si può protrarre a lungo, anche per diversi mesi dopo la fine del trattamento. Inoltre la chemioterapia induce uno stato generale di immunodepressione che si accentua quando ci si espone al sole a causa della foto-immunosoppressione da UVA.  
  • Anche se l’esposizione avviene molto tempo dopo aver concluso i cicli di chemioterapia è consigliabile utilizzare un prodotto solare con fattore di protezione molto alto (SPF 50+) o alto (SPF almeno 30), da riapplicare frequentemente e soprattutto dopo i bagni in mare.
  • Indipendentemente dalla terapia effettuata, un abbigliamento adeguato che permetta di coprire le zone più sensibili come testa e collo, è sempre raccomandato, come anche evitare l’esposizione al sole durante le ore più calde della giornata (tra le 11 e le 15).