Mammografia: cosa succede nell'Italia delle Regioni?

 

Mammografia a 40 anni negli Usa. Che cosa succede nell'Italia delle regioni

Intervista di Elvira Naselli alla nostra Presidente Adriana Bonifacino 

 

Lo screening gratuito è previsto dai 50 ai 69 anni, biennale. Ma alcune regioni hanno anticipato a 45 e altre posticipato a 74 anni. Bonifacino: "Allargare ha senso, ma non solo verso il basso. Il cancro colpisce il 20% delle giovani e il 35% delle anziane"

Gli Stati Uniti anticipano l'età dello screening mammografico a 40 anni, dai 50 previsti, perché aumentano i casi di cancro tra le giovani. "Bella scoperta - ironizza Adriana Bonifacino, responsabile della Senologia Clinica e Diagnostica dell’IDI-IRCCS di Roma e presidente della Fondazione Incontra donna - il 20 per cento dei tumori al seno colpisce le donne più giovani, allargare lo screening è ovviamente utilissimo".

Oggi le linee guida prevedono screening gratuito su invito sopra i 50 anni, ogni due anni, fino ai 69 anni. Con differenze regionali, visto che alcune regioni hanno anticipato l'età a 45 anni, e altre allungato a 74 anni. Ma quante donne rispondono all'invito? La percentuale è deludente. Basta guardare i dati dell'Osservatorio nazionale screening per rilevare non solo una abissale differenza tra Nord e Sud e Isole sulle mammografie effettuate ma anche nella risposta all'invito: nella migliore delle situazioni non si supera mai il 60%, e gli anni di pandemia hanno di fatto ridotto a meno della metà gli inviti spediti, e i conseguenti esami di screening. Non a caso, secondo dati Aiom 2022, il tumore alla mammella è il più diffuso in assoluto con una stima di 55.700 casi. Tra queste, sempre più donne giovani.

 

Dottoressa Bonifacino, il dato del tumore nelle giovani donne non è nuovo quindi, come mai solo ora gli Usa hanno deciso di anticipare a 40 anni l'età per accedere allo screening mammografico?

"Il dato non è nuovo, sappiamo da tempo che circa la metà dei tumori - una percentuale variabile tra 45 e 50% - la riscontriamo nelle donne nella fascia 45-74 anni, il 35% sopra i 74 anni e il 20% sotto i 45 anni. Per ora sto seguendo tre ragazze di 27, 31 e 32 anni, che non fanno epidemiologia ma dimostrano che il rischio lo corrono anche le giovani. E sarebbe bene dare indicazioni più utili del consiglio dell'autopalpazione del seno che non può essere certo autodiagnosi. Quanto agli Stati Uniti, la sanità lì è prevalentemente privata e quindi le decisioni tengono contro anche della parte economica".

Ritiene quindi utile allargare la fascia d'età dello screening sia verso il basso che verso l'alto?

"Certo, cominciare a 40 anni è auspicabile, ma qui ancora stiamo discutendo se allargare alla fascia 45-49 anni...solo poche regioni lo hanno fatto. E poi ci sono le anziane: se lo screening si ferma a 74 anni il messaggio che passa è che dopo quell'età non si rischia più, e invece abbiamo il 35% dei tumori. Quindi anche dopo i 74 anni la mammografia va fatta, biennale. Ma soprattutto vanno educate le donne e cercare dei sistemi per arrivare a tutte".

Allude alle mancate risposte agli screening?

"Molte non accettano l'invito perché non ricevono la documentazione della propria mammografia e visita, e vanno nel privato. O non vanno. Basterebbe dare una password per poter vedere e scaricare le immagini, e inserirle poi nel fascicolo sanitario elettronico. E poi in un'Italia fatta di piccoli paesi e comuni servono le unità mobili che facciano mammografie e non solo, almeno una per regione. Dobbiamo fare in modo che le donne si fidino degli screening anche perché nel biennio 2019-2020 su circa 108mila casi di tumore al seno quelli venuti fuori dallo screening erano meno di 18mila".

Vogliamo tracciare il percorso ideale del controllo al seno sia nelle donne senza evidenti fattori di rischio che in quelle che hanno un rischio come una mutazione genetica?

"Le raccomandazioni delle società scientifiche sono chiare: mammografia dai 40 anni, prenotando con il Cup e pagando il ticket, dai 45 anni invece, grazie alla legge Veronesi, non si paga più neanche il ticket. Ma ci sono liste d'attesa molto lunghe e chi può ricorre al privato. Bisognerebbe garantire maggiore accessibilità".

E prima dei 40 anni? Lei citava casi di donne molto giovani...

"Sotto i 40 anni è consigliata la visita senologica e l'ecografia. Sopra i 40 anni valutare la mammografia con lo specialista e comunque controllare il seno, dai 45 ai 49 la mammografia in alcune regioni è annuale, sopra i 50 e sotto i 74 anni mamografia biennale. E andrebbe continuata anche sopra i 74 anni. Parliamo di donne considerate solo per la fascia d'età, senza nessun fattore di rischio noto".

Le donne con fattori di rischio, come tumori in famiglia, o con una mutazione genetica invece che percorso seguono?

"Dovrebbero avere dei percorsi dedicati ma esistono soltanto sulla carta perché non sono mai cominciati sul serio. Percorsi ad personam e molto stringenti con mammografia e risonanza magnetica ogni anno. In certe regioni si comincia a 25 anni, in altre a 30, in alcune si fanno ecografie ogni sei mesi, in altre ogni 12. E' chiaro che serve un percorso uniforme di controllo senologico a livello nazionale".

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  • COSA: Mammografia: cosa succede nell'Italia delle Regioni?
  • PROMOTORI:: La Repubblica-Elvira Naselli