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Oncofertilità e sessualità

Ultimo aggiornamento:
18 Settembre 2025

Tempo di lettura:
3 minuti

Di: FRANCESCA POGGIO, LUCIA DEL MASTRO

Immagine di copertina del vademecum

Oncofertilità e sessualità

La diagnosi di tumore in età fertile è sempre più frequente, anche a causa del progressivo aumento dell’età alla prima gravidanza.

I trattamenti oncologici, come la chemioterapia, possono compromettere la fertilità e indurre menopausa precoce. Il rischio varia in base all’età della paziente, alla riserva ovarica e al tipo di terapia ricevuta. Oggi, l’obiettivo terapeutico include non solo la guarigione ma anche la tutela della progettualità familiare futura. È quindi fondamentale informare le pazienti prima dell’inizio del trattamento sulle possibili conseguenze dei trattamenti e sulle opzioni disponibili per preservare la fertilità.

Le principali strategie includono:

  • congelamento degli embrioni: attualmente in Italia è vietato dalla legge 40/2004;
  • congelamento degli ovociti: prevede una stimolazione ormonale, è indicata in pazienti che hanno la possibilità di rinviare il trattamento chemioterapico di circa 2-3 settimane e che hanno una riserva ovarica adeguata. Questa tecnica consiste in una stimolazione ormonale farmacologica, con successivo recupero degli ovociti, e conseguente valutazione, selezione e crioconservazione degli ovociti. La probabilità di successo dipende soprattutto dall’età della paziente e dal numero di ovociti recuperati;
  • congelamento del tessuto ovarico: è una tecnica considerata ancora sperimentale, ma può essere applicata nei casi in cui non sia possibile ricorrere alle tecniche precedenti per età o per tempistiche relative al trattamento oncologico. Consiste nel prelievo chirurgico laparoscopico di tessuto ovarico da crioconservare e reimpiantare in futuro. Non richiede stimolazione ormonale e può essere eseguita in qualsiasi fase del ciclo mestruale;
  • protezione farmacologica delle ovaie con GnRH analoghi (ormoni sintetici analoghi di ormoni sessuali umani): induce un riposo ovarico temporaneo durante la chemioterapia, riducendo il rischio di menopausa precoce ed aumentando la probabilità di gravidanza post-trattamento. Nel 2016, il farmaco è stato approvato dall’AIFA, ed è ad oggi una pratica consolidata, prevista dalle linee guida nazionali e internazionali. La soppressione ovarica con l’utilizzo di GnRH analoghi e le altre strategie di criopreservazione non sono mutualmente esclusive, e possono essere combinate per aumentare le possibilità di preservare la fertilità in giovani donne con tumore candidate a ricevere chemioterapia.

Oltre alla fertilità, anche la sfera sessuale può essere compromessa dalla malattia oncologica e dalle terapie. Le conseguenze possono essere individuali o di coppia, incidendo sull’autostima, sull’immagine corporea, sul desiderio e sulla qualità della vita relazionale e sessuale. È fondamentale affrontare questi aspetti come parte integrante del percorso di cura.

L’approccio è multidisciplinare e coinvolge solitamente oncologo, ginecologo, psicologo e sessuologo. L’obiettivo è aiutare la paziente a comprendere e gestire i cambiamenti corporei, promuovendo il benessere psicofisico, la consapevolezza della propria sessualità e una vita di relazione soddisfacente, durante e dopo il percorso oncologico.

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