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Invecchiare in salute

Ultimo aggiornamento:
18 Settembre 2025

Tempo di lettura:
8 minuti

Di: IGNAZIO UGO CARRECA, ANNA PAOLA CARRECA

Immagine di copertina del vademecum

Invecchiare in salute

L’invecchiamento è stato a lungo visto come un processo graduale che inizia tra i 30 e i 40 anni. Tuttavia, uno studio dell’Università di Stanford, pubblicato su Nature Ageing, mostra che l'invecchiamento accelera in due momenti chiave: a 44 e a 60 anni. A 44 anni cambiano i meccanismi legati ai grassi, mentre a 60 anni si alterano metabolismo degli zuccheri e sistema immunitario, con effetti importanti sulla salute e sull’insorgenza di malattie legate all’età. Nonostante ciò, la soglia per la “Terza Età” resta fissata a 75
anni, basata su una visione lineare dell’invecchiamento. Lo studio potrebbe aiutare a ridefinire cosa significhi essere “anziani”, migliorando prevenzione e qualità della vita.

Età (anagrafica o cronologica): primo indicatore rilevabile dai documenti ufficiali del soggetto. Più l’età progredisce più aumenta la probabilità di sviluppare malattie croniche o degenerative (come il cancro) a carico dei principali organi. Il buon funzionamento del nostro organismo si basa su due principi: equilibrio omeostatico cellulare e riserva organica funzionale. L’efficienza del meccanismo consente che ogni organo del corpo umano possa rinnovare il suo patrimonio cellulare pur mantenendo inalterato il numero totale delle cellule e la sua funzione. Inoltre, esso è in grado di riparare i danni e i guasti indotti dagli “insulti” gravi o persistenti che possono colpire l’intero organismo o il singolo organo, nel corso della vita dell’individuo, ripristinando le condizioni basali. Questo perfetto meccanismo perde nel tempo la sua efficacia perché non riesce più a far fronte alle continue richieste di intervento che il corpo invia quasi costantemente. Lentamente il rinnovamento cellulare
si riduce fino ad arrestarsi completamente. È importante precisare che il rinnovamento è dovuto a vari fattori tra i quali un particolare tipo di elementi funzionali collocati sulle estremità dei cromosomi umani detti “telomeri”. Questi si riducono ad ogni intervento di ripristino cellulare fino a quando però sono troppo ridotti per funzionare, determinando in tal modo l’avvio della senescenza cellulare di tutti gli organi del corpo.

Età (biologica o fisiologica): si intende l'età che si può attribuire a un individuo sulla base delle sue condizioni morfologiche e funzionali rispetto agli standard di riferimento. Normalmente questa dovrebbe coincidere con quella anagrafica ma spesso intervengono numerosi altri fattori prevalenti: genetici, comportamentali (stile di vita, alimentazione), ambientali (clima, inquinamento). In questo caso succede che l’età biologica sembra anche molto più elevata rispetto a quella cronologica, per effetto di diversi eventi morbosi di lunga durata tali da impegnare ed esaurire, in parte o totalmente, la risposta funzionale complessiva dell’organismo, predisponendo alla fragilità.

Nel 2014, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha definito due tipologie fondamentali di invecchiamento: l’invecchiamento di successo e l’invecchiamento di fragilità. Il primo è un processo che ottimizza l’avanzare dell’età con la buona salute, mentre il secondo è una condizione tipica dell’invecchiamento caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità a eventi morbosi.

L'invecchiamento è, tuttavia, un processo inevitabile. Comprendere come possiamo invecchiare in salute e quali sono i principali fattori di rischio da tenere sotto controllo per prevenire l'insorgenza e la crescita dei tumori diventa una priorità per la tutela e la gestione della salute. Lo stile di vita gioca un ruolo fondamentale per l’invecchiamento di successo.

L’Italia è il secondo Paese al mondo per percentuale di over 65 (28%), dopo il Giappone (30,5%). Questo dato è legato all’aumento delle malattie cronico-degenerative, in particolare dei tumori. Più del 65% degli oltre 390.000 nuovi casi di tumore annui in Italia riguarda persone sopra i 65 anni. Il rischio di cancro cresce con l’età: negli over 70 è circa 40 volte più alto rispetto ai 40-50enni, e 10 volte rispetto ai 60-65enni. Tra i 60 e i 69 anni, 1 uomo su 5 e 1 donna su 8 scopre di avere un tumore. I tipi più comuni tra gli anziani sono: prostata, polmone, mammella, colon-retto, vescica, stomaco e pancreas.

Le strategie terapeutiche per gli anziani con cancro vanno fatte tenendo conto che nei soggetti over 65, l’età e le malattie pre-esistenti, possono condizionare il risultato terapeutico di contrasto al tumore. Inoltre, fino ad ora si è ritenuto che curare un anziano fosse come curare un adulto invecchiato utilizzando
quindi gli stessi protocolli terapeutici usati nei giovani. Questo pregiudizio ha determinato e continua a determinare spesso risultati insoddisfacenti generando errori nella gestione dei pazienti, con tossicità elevate e aumento di mortalità.

Sulla base dello status fisico e psichico degli anziani, l’OMS li aveva già suddivisi in due categorie: quelli “in (buona) salute” fisica mentale definiti fit e quelli fragili definiti unfit.

Recenti studi dimostrano che, in corso di terapia anticancro, i soggetti fit sopportano la tossicità e gli effetti collaterali dei trattamenti, come i soggetti anagraficamente più giovani, con risultati terapeutici simili. Viceversa gli unfit sviluppano gravi tossicità poli-organo e poli-apparato, spesso con conseguenze molto gravi. In questi soggetti gli svantaggi sono superiori ai vantaggi e il tentativo di cura diventa un percorso pericoloso con benefici modesti. In questi casi le scelte terapeutiche vanno fatte con cautela, tenendo conto dei problemi della terapia e del rapporto
costo-benefici.

Il medico oncologo che tratta un anziano con cancro dovrebbe saper effettuare trattamenti personalizzati per unfit, con minima tossicità ed effetti collaterali o trattamento solo palliativo. Oggi sono ancora pochissimi gli esperti di questo tipo. I decisori politici dovrebbero farsi carico di ciò e con priorità. Alcuni test di valutazione possono aiutare a definire meglio le caratteristiche del paziente da trattare.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’obesità una malattia globale in rapido aumento, legata principalmente a diete ricche di cibi processati e a uno stile di vita sedentario. L’obesità interessa tutte le classi sociali e può avere anche una componente genetica che rende difficile perdere peso. Il sovrappeso e l’obesità aumentano il rischio di molte malattie, tra cui malattie cardiache, diabete e diversi tipi di tumore, come quelli al seno post-menopausa, colon, utero, fegato e pancreas. Negli over 65, l’accumulo di grasso viscerale, cioè quello che si deposita intorno agli organi, è particolarmente dannoso. Ridurre questo grasso richiede uno stile di vita sano e un’attività fisica costante.

1. Salute Mentale:

  • Riduce lo stress e migliora l’umore;
  • Allevia sintomi di ansia e depressione;
  • Favorisce l’autostima e la fiducia in sé stessi;
  • Stimola la produzione di endorfine, note come “ormoni della felicità”.

2.  Salute Cardiovascolare:

  • Rinforza il cuore e i vasi sanguigni;
  • Abbassa la pressione arteriosa;
  • Migliora la circolazione sanguigna;
  • Riduce il rischio di malattie cardiache e ictus.

3. Salute Muscolare e Scheletrica:

  • Mantiene la forza muscolare e la flessibilità;
  • Riduce il rischio di osteoporosi e fratture.

Il 4 marzo si celebra la Giornata Mondiale dell'Obesità con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni sull’impatto dell’obesità sullo stato di salute e, a livello sociale, promuovere la prevenzione. Anche The Lancet, rivista scientifica assai nota in tutto il mondo, ha pubblicato uno studio condotto su persone di varie età, di 190 Paesi, che dimostrava come il numero totale di bambini, adolescenti, adulti e anziani, tutti obesi, superava il miliardo. Lo studio segnala inoltre un decremento del numero di persone in normo o sottopeso, dagli anni ‘90 al 2024. Se ne deduce come l’obesità sia quindi la forma più comune di malnutrizione nei paesi industrializzati e rappresenta un pericolo per la salute pubblica mondiale.

Approvato alla Camera dei Deputati il 7 maggio 2025, il testo di legge che riconosce l’obesità come malattia cronica prosegue il suo iter al Senato. L’obiettivo è arrivare all’approvazione definitiva per permettere l’entrata in vigore della legge dal prossimo anno. È stato inoltre definito con maggiore precisione come diagnosticare l’obesità. Infatti, l’Indice di Massa Corporea (IMC) non basta più, ma bisogna tener conto della distribuzione del grasso corporeo.
Un parametro semplice e utile è il rapporto tra circonferenza vita e altezza, che dovrebbe restare sotto 0.5, sia per le donne che per gli uomini. Ad esempio, un soggetto alto 170 cm non dovrebbe superare gli 85 cm di circonferenza addominale, o girovita.

L’obesità, soprattutto dopo i 70 anni, aumenta il rischio di diversi tumori (mammella, colon-retto, utero, fegato, pancreas ecc.). Non è solo un fattore estetico: il grasso viscerale altera il metabolismo e favorisce malattie croniche come diabete, steatosi epatica e problemi cardiovascolari. È emerso che un elemento fondamentale per migliorare la salute generale è l’attività fisica. Praticando esercizi come yoga, pilates, tai-chi, o allenamento aerobico si riscontrano benefici importanti per la salute. Queste pratiche sono risultate particolarmente efficaci per pazienti affetti da tumori alla mammella, al polmone, all’apparato digerente e ad altri organi. Lo dimostra un lavoro pubblicato sul British Journal of Sports Medicine che suggerisce di integrare l’esercizio fisico nei protocolli di trattamento oncologico poiché oltre a ridurre gli effetti collaterali delle terapie come danni cardiaci e nervosi, con effetti anche sulla qualità del sonno, l’umore e una migliore qualità di vita. Questi esercizi si sono rivelati utili per pazienti affetti da tumori alla mammella, all’apparato digerente, al sangue, al polmone, alla prostata e altre tipologie. La solidità delle prove è stata valutata con il metodo GRADE, che ha indicato che il 54% delle associazioni studiate è risultato statisticamente significativo.

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