I tumori maligni che originano dalla ghiandola tiroide sono di due tipi: il primo, e più frequente, è il carcinoma differenziato con i suoi sottotipi (papillare, follicolare, oncocitico e anaplastico); il secondo, molto raro, è il carcinoma midollare.
DATI EPIDEMIOLOGICI
In Italia, nel 2024, sono stati stimati 11.378 nuovi casi di tumori della tiroide (3.056 tra gli uomini e 8.322 tra le donne). La sopravvivenza a cinque anni è 92% negli uomini e 96% nelle donne; sono 236.000 le persone che vivono in Italia in seguito ad una diagnosi di tumore della tiroide.
Il sintomo più comune e diffuso?
La comparsa di un nodulo, ovvero di una tumefazione nella parte anteriore del collo, è il segno più comune. Nella maggior parte dei casi, questo nodulo è scoperto casualmente, ad esempio durante una visita medica o un'ecografia per altri motivi e non provoca dolore. Altri sintomi meno comuni (di solito presenti in fasi più avanzate) sono l’aumento delle dimensioni dei linfonodi del collo, la difficoltà a deglutire o un’alterazione del tono di voce. La maggior
parte dei noduli tiroidei è benigna. Solo una piccola percentuale è
un tumore della tiroide.
Quali sono i principali esami che permettono la diagnosi?
La diagnosi viene effettuata attraverso un’ecografia, un ago aspirato e analisi
del sangue.
Le donne sono più colpite degli uomini?
Le donne sono colpite circa 4 volte più degli uomini. Tra i diversi fattori di rischio c’è l’esposizione a radiazioni ionizzanti, infatti il tumore della tiroide può essere diagnosticato tra quelle persone che hanno subito trattamenti di radioterapia sul collo oppure esposte accidentalmente a dosi elevate di radiazioni ionizzanti (come è accaduto nell’incidente della centrale di Chernobyl o, più recentemente, di Fukushima). Inoltre, anche la carenza di iodio rappresenta un fattore di rischio.