LE PAZIENTI IN UN MARE DI NOTIZIE, TRA PAROLE ‘SBAGLIATE’ – QUARTO APPUNTAMENTO DI INCONTRADONNA ONLUS, ONCOLOGO E GIORNALISTA A CONFRONTO

 

‘Survivor, vittoria, sconfitta’, anche ‘guerra e guerriere’ le parole che alcune pazienti oncologiche non vorrebbero leggere piu’ quando si parla di loro.
Lo hanno detto le donne intervenute all’incontro promosso come ogni mese da IncontraDonna onlus, questa volta dedicato a notizie in sanita’, dal titolo ‘Come orientarsi in un mare di notizie’ che si e’ tenuto sabato all’Ordine dei medici di Roma.

Non solo parole, ma anche immagini. “Basta volti emaciati, con foulard e sguardi depressi” ha detto una ragazza che prende la parola. Le persone che sono in terapia per un tumore vivono, lavorano, vanno avanti. “Ecco- ha raccontato una giovane che e’ in trattamento per un tumore al seno- io ho ripreso a lavorare, sto rientrando”. E una maestra della scuola dell’infanzia, metastatica da tre anni, ha detto: “Continuo ad andare a scuola,  stare con i bambini, ho il busto per via delle metastasi ossee, ma vado avanti”.

Si e’ parlato di informazione in ambito medico, di come orientarsi tra sensazionalismo mediatico, fake news, social media e di come i medici debbano approcciare pazienti che arrivano da loro, portando quasi sempre, insieme alle cartelle degli esami, una ricerca autodidatta sul web. Lo ha spiegato Carlo Capalbo, oncologo dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, che ha affrontato gli argomenti oggi piu’ alla ribalta sulla stampa come immunoterapia, protocolli sperimentali tra Usa e Italia, ma anche quello che e’ assente sui giornali ovvero le patologie oncologiche negli anziani.

Non e’ mancato il caso Jolie, come la stampa italiana ne abbia parlato e gli effetti che ha generato. A parlare di come nasce una notizia, di comunicati stampa e vita di redazione, di deontologia e a citare alcuni ‘titoli’ e i loro trucchi di composizione c’era, per l’agenzia di stampa Dire, Silvia Mari, giornalista del nuovo notiziario DireDonne che dalla rassegna stampa degli ultimi mesi ha analizzato alcuni argomenti, storie e articoli di casi ‘paradigmatici’.

L’Inps riconosce l’invalidità alle ‘Jolie’ d’Italia

Anche alle donne sane portatrici delle mutazioni BRCA1 e BRCA2, che sceglieranno la chirurgia preventiva, sarà riconosciuta l’invalidità. E’ questo il principale risultato di un’azione congiunta che ha unito allo stesso tavolo l’Inps, l’associazione aBRCAdaBRA, nata per rappresentare i bisogni delle persone portatrici della mutazione BRCA, e la FAVO, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, al fine di riconoscere una tutela alle persone sane che devono convivere con un elevato rischio di ammalarsi di tumore lungo il corso della vita o a quelle che, già malate oncologiche, affrontano rischi aggiuntivi di salute a causa della mutazione genetica BRCA.

 

Le persone portatrici delle mutazioni BRCA, tra i 75 e i 150mila casi oggi in Italia– una semplice proiezione in assenza di dati nazionali certificati- sono esposte al rischio di sviluppare in giovane età- anche sotto i 30 anni– il tumore al seno, all’ovaio, e all’endometrio, oltre ad altre neoplasie.

Le linee guida nazionali ed internazionali- ricordano le associazioni in un comunicato congiunto- raccomandano una sorveglianza ‘speciale’ con periodicità e prestazioni diagnostiche specialistiche ravvicinate nel tempo e diverse rispetto a quelle delle altre donne oppure indicano la via della chirurgia di riduzione del rischio o della chemio prevenzione. Alle donne sane che scelgono la chirurgia di riduzione del rischio, unica vera prevenzione possibile, per il tumore alla mammella, all’ovaio e all’utero verrà riconosciuta, se lo richiedono, una determinata percentuale di invalidità civile per la menomazione permanente di tali organi e per lo stress psichico subito secondo lo status di ‘handicap non grave’ (legge 104, articolo 3 comma 1), salvo che la sofferenza psichiatrica non sia tale da aggravare ulteriormente la situazione. Tale novità, assoluta sulle donne sane, comporterà un innalzamento della percentuale d’invalidità anche per le donne malate e BRCA positive, che decideranno di affrontare la chirurgia preventiva per gli altri organi non affetti da neoplasia.

 

Grazie all’impegno congiunto di FAVO e aBRCAdaBRA e alla pronta attenzione dell’INPS che ha raccolto le istanze dei pazienti, il 13 febbraio 2019 – continua la nota – è stata emanata una comunicazione tecnico-scientifica indirizzata a tutte le commissioni medico-legali, firmata dal coordinatore generale medico legale dell’Inps, Massimo Piccioni e dal vice coordinatore Onofrio De Lucia, in cui si sottolineano tutti gli aspetti del disagio funzionale e psicologico dei pazienti e dei portatori sani di mutazione BRCA e dei conseguenti effetti invalidanti finora disconosciuti.

“La comunicazione Inps- afferma Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo- segna un importante innovazione nel sistema di welfare che, tiene il passo con le più recenti innovazioni in campo medico e, specialmente, genetico. Ora che la via tracciata dal progresso scientifico ci porta nella direzione della medicina di precisione, i cui necessari presupposti risiedono nei test biomolecolari e genetici, le indicazioni date dall’Inps per una corretta valutazione della disabilità anche per le persone sane portatrici di un rischio genetico ma che affrontano interventi terapeutici preventivi di non poco rilievo, costituisce una vera e propria apertura di orizzonti che in futuro riguarderanno anche altri rischi di malattia diagnosticati prima dell’insorgenza della stessa”.

Le persone con mutazione dei geni BRCA, d’ora in poi, in Italia – sottolinea il comunicato – anche quando non affette da una malattia oncologica in atto, diventano di fatto oggetto di una speciale tutela del nostro sistema di welfare: una rivoluzione di diritto che apre anche a una nuova consapevolezza sul rischio genetico.

“La stesura e la divulgazione di questo importante documento a tutte le commissioni medico legali del nostro Paese- afferma Ornella Campanella, presidente di aBRCAdaBRA- testimonia quanto sia importante che le associazioni condividano progetti rilevanti d’interesse comune attraverso un approccio inclusivo e collaborativo con le istituzioni, progetti che siano frutto di un’attenta revisione della più recente letteratura scientifica e che rappresentino un bisogno di salute molto sentito”.

Il riconoscimento di una percentuale d’invalidità associata ad un rischio e non alla presenza di una malattia rappresenta e testimonia la necessità di valutare le donne con occhi diversi, che adesso tiene in considerazione non solo gli esiti degli interventi chirurgici ma anche gli effetti di questa conoscenza e consapevolezza con cui a donna – concludono le associazioni – dovrà convivere per moltissimi anni e che può influenzare anche pesantemente la sua qualità di vita.

 

Nel video la storia di Silvia Mari, giornalista, tra le prime in Italia  a sottoporsi a un intervento di doppia mastectomia preventiva

 

FONTE: DIRE.IT

Evento CUR A.R.T.E

Tachicardia, un segnale d’allarme in chi è stato curato per un tumore

In chi ha episodi di palpitazioni sale il rischio di morire per ictus, infarto, trombosi. Le terapie anticancro possono avere conseguenze negative sul cuore. I campanelli d’allarme da non trascurare

 
 Le protesi mammarie Allergan testurizzate ritirate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE
 
Le persone che hanno avuto episodi di tachicardia nei primi 12 mesi dalla diagnosi di cancro hanno tassi di mortalità più elevata per i dieci anni successivi. È quanto è merso da uno studio presentato durante la conferenza dell’American College of Cardiology, tenutasi a Washington recentemente, che ha riunito specialisti di oncologia e cardiologia proprio per valutare le molte «relazioni pericolose» fra le due patologie.«Sono due gli aspetti da tener presenti – sottolinea Giuseppe Curigliano, presidente dell’International CardiOncology Society -: primo, circa la metà dei malati di tumore ha più di 65 anni e per via della loro età possono avere problemi cardiovascolari; secondo, grazie ai molti progressi fatti e al numero crescente di pazienti che guariscono o convivono a lungo con il cancro, oggi abbiamo imparato che le terapie anticancro possono avere effetti collaterali sul cuore anche a distanza di anni dal termine del trattamento antitumorale. Prendiamo maggiori precauzioni per prevenire la tossicità cardiaca, ma è importante che anche i diretti interessati non trascurino possibili avvisaglie».
 
Tachicardia, quando il cuore batte oltre 100 battiti al minuto

Si parla di tachicardia sinusale quando il cuore batte molto più velocemente del normale mentre si è a riposo e può provocare palpitazioni. La tachicardia sinusale corrisponde all’innalzamento della frequenza cardiaca al di sopra di 100 battiti al minuto. Può manifestarsi dopo un consumo eccessivo di caffè, alcolici o tabacco, ma anche essere spia di qualcosa di molto più serio. «Nei pazienti curati per un tumore, le palpitazioni possono essere anche conseguenza della presenza di trombi (condizione pericolosa e frequente nei pazienti oncologici) che causano ictus, arresto cardiaco, infarto – dice Mohamad Hemu, ricercatore dell’Università di Chicago, fra gli autori dello studio -. Nella nostra indagine abbiamo analizzato i dati relativi a 622 malati con vari tipi di cancro (tra cui leucemia, linfoma, mieloma o ai polmoni) curati fra il 2008 e il 2016, in media 70enni. Ne è emerso che i pazienti con episodi frequenti di tachicardia vanno incontro a un rischio maggiore di morire: il 62 per cento di chi ne ha sofferto è morto entro 10 anni dalla diagnosi di tumore, rispetto al 23 per cento di chi non ha avuto palpitazioni».

 

 

Le terapie anticancro che possono avere conseguenze negative sul cuore

Grazie al numero crescente di pazienti guariti o cronicizzati (che quindi convivono anche molti anni con il tumore), oggi sono meglio note anche le conseguenze a lungo termine delle cure e numerose ricerche hanno provato come alcuni chemioterapici (ad esempio le antracicline) e la radioterapia (soprattutto per cancro al polmone o seno, più vicini al cuore) specie ad alti dosaggi, possano lasciare a livello cardiovascolare conseguenze indesiderate, talvolta irreversibili. Anche le terapie ormonali (anastrozolo, letrozolo, exemestane) possono alterare far aumentare il rischio tromboembolico.«Bisogna prevenire e monitorare i possibili danni al cuore causati dalle terapie anticancro, evitando una terapia che possa causare cardiotossicità ogni qual volta esiste un’alternativa efficace contro il tumore – spiega Curigliano, che è direttore della Divisione Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie Innovative all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Inoltre è importante fare un’attenta valutazione dei rischi cardiovascolari dei malati e sottoporli a un ecocardiogramma prima che intraprendano i trattamenti antitumorali».

 

Perché i malati di cancro sono più a rischio di problemi cardiovascolari

«Bisogna precisare che le patologie cardiovascolari e i tumori sono in stretta correlazione tra loro – chiarisce Antonio Russo, ordinario di Oncologia medica dell’Università di Palermo e membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), tra i coordinatori del gruppo di lavoro interdisciplinare di cardioncologia -. Evidenze scientifiche suggeriscono che ci sono fattori di rischio comuni a entrambe le patologie (oltre che al diabete) e che queste concomitanze giustificano il fatto che ci siano molti pazienti oncologici affetti anche da patologie cardiache, il che li rende soggetti ad un maggiore rischio di sviluppare un evento acuto. Inoltre, il tumore è un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di tromboembolismo artero-venoso, in quanto le cellule tumorali producono sostanze che determinano uno stato di ipercoagulabilità con conseguente aumento di rischio tromboembolico e quindi aumentata possibilità di andare incontro ad eventi acuti quali ictus, infarto del miocardio ed embolia polmonare. Questo rischio è legato anche al tipo di tumore, per esempio quello del pancreas o quello del polmone sono maggiormente associati allo sviluppo di eventi tromboembolici. Bisogna aggiungere che questo quadro è gravato dalle terapie antitumorali cui viene sottoposto il paziente oncologico, che, se da un lato diventano sempre più efficaci aumentando la sopravvivenza di questi pazienti, dall’altro possono essere responsabili di effetti collaterali cardiovascolari imputabili in particolare ad alcune classi di farmaci».

 

I campanelli d’allarme da non trascurare

«I pazienti oncologici dovrebbero porre attenzione a segni e sintomi quali per esempio la presenza di battiti accelerati, oppure la cefalea o le vampate di calore improvvise che potrebbero essere indizi di ipertensione arteriosa non più controllata dalla terapia farmacologica o di nuova insorgenza – evidenziano gli esperti -. Bisogna inoltre porre attenzione alla possibile comparsa di affanno a riposo o sotto modico sforzo, ad esempio salendo le scale o semplicemente camminando, che possono anticipare uno scompenso cardiaco. Il paziente dovrebbe sempre riferire al medico (di medicina generale, oncologo o cardiologo) l’insorgenza di simili disturbi perché sappiamo oggi che una diagnosi precoce permette di ottimizzare il trattamento e migliorare la prognosi. E’ importante inoltre sottolineare che anche i pazienti che hanno interrotto il trattamento chemioterapico con farmaci potenzialmente dannosi per il cuore devono prestare attenzione all’insorgenza di tali segnali, dal momento che sono anch’essi a rischio di sviluppare nel tempo un evento cardiovascolare».

 

Le malattie cardiovascolari più probabili in un paziente oncologico

«Si stima che oltre il 40 per cento dei pazienti oncologici debba fare i conti con patologie cardiovascolari – conclude Russo -. Tra le complicanze più frequenti si annoverano ipertensione, scompenso cardiaco, disturbi del ritmo, cardiopatia ischemica, tromboembolismo. Non è possibile dare numeri precisi in quanto si deve tenere conto di vari fattori tra cui, tipo di tumore, tipo di farmaco utilizzato e tempo di esposizione che non è comparabile in tutte le situazioni cliniche e che è differente a seconda dello stadio di malattia. Per esempio le antracicline, e gli anticorpi monoclonali anti/HER2 molto utilizzati nella terapia del carcinoma della mammella sono correlati all’insorgenza di scompenso cardiaco. I farmaci antiangiogenici, tra i quali gli inibitori del recettore tirosin-chinasico (TKI), che inibiscono la crescita dei vasi sanguigni necessari alla sopravvivenza delle cellule tumorali, sono invece maggiormente responsabili di ipertensione, tromboembolismo e disturbi del ritmo cardiaco».

 

FONTE: https://www.corriere.it/salute/cardiologia/19_febbraio_12/tachicardia-segnale-d-allarme-chi-stato-curato-un-tumore-ad668ef6-2ec0-11e9-bcaa-0e74879998a8.shtml

Evento CUR A.R.T.E

Quarto appuntamento con gli incontri di IncontraDonna, sabato 23 febbraio

Le protesi mammarie Allergan testurizzate ritirate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE

 

Care amici e care amiche,

 
vi ricordo il nostro prossimo appuntamento (imperdibile!) di informazione-formazione.
 

Sabato 23 febbraio presso la sede dell’Ordine dei Medici di Roma a via Giovanni Battista de Rossi, 9 alle ore 9,45.
 
L’argomento trattato sarà “ Come orientarsi in un mare di notizie”.

 
Interverranno: Gerardo D’Amico (Rai News), Silvia Mari (DireDonna) e il noto dr. Carlo Capalbo  oncologo e ricercatore universitario (A.O.U. Sant’Andrea).
 
Gerardo D’Amico ci parlerà delle “fake news” in oncologia.

 
Carlo Capalbo  approfondirà due aspetti del problema medico in oncologia, spesso oggetto di informazioni errate, quali l’immunoterapia e la gravidanza  di pazienti oncologiche.
 
Silvia Mari ci illustrerà alcune “tecniche” giornalistiche fuorvianti prendendo spunto da casi recenti di “sensazionalismo”.
 
Tanti gli argomenti interessanti!

 
Come sempre, l’incontro è aperto a tutti… Spargiamo la voce!
 
Vi aspettiamo

 

Programma completo di tutti gli incontri

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Evento CUR A.R.T.E

Tumori, le attività che aiutano nella gestione dei sentimenti negativi associati alla malattia

Danza, lavorazione della ceramica, lettura e recitazione: i progetti in campo per chi deve affrontare il difficile percorso

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Angela Nanni

Affrontare una diagnosi di tumore e mettercela tutta per guarire. Dove trovare la grinta e la determinazione per farlo?

 

«La diagnosi di tumore è vissuta dal paziente come un evento traumatico che genera caos, annulla le certezze, blocca la progettualità e mette a repentaglio il proprio equilibrio non solo fisico – spiega Maria Rosa Strada, oncologo medico dell’Istituto clinico Città di Pavia – . Il paziente entra in una nuova dimensione i cui ritmi sono scanditi dal percorso di cura a cui dedica tutte le sue energie per affrontare la malattia. In un contesto così difficile, caratterizzato spesso da ansia, paura, depressione è importante che ciascun paziente possa anche guardarsi in faccia ed esprimere le proprie emozioni. Per questo, accanto al trattamento specificatamente indicato per la malattia tumorale, sia questo la chirurgia, la radioterapia e la terapia medica, il paziente può aiutarsi con le terapie cosiddette complementari. Complementari nel senso che vengono ad affiancare le terapie oncologiche prescritte per il controllo della malattia.

Arteterapia, musico terapia, yoga, danza terapia, sono tutte forme di espressione che vedono il paziente lavorare in prima persona alla ricerca di una sorta di nuovo equilibrio fra corpo e mente, scaricando le emozioni più negative per riprendere padronanza del proprio mondo, anche interiore.

I benefici di queste forme espressive sono soltanto in parte documentabili con evidenze scientifiche strettamente convincenti, ma possiamo senz’altro osservare che aiutano i pazienti a stare meglio, a sentirsi vivi, capaci di realizzarsi in un progetto di cambiamento e ad affrontare con maggiore aderenza le cure diventando parte più attiva e consapevole del percorso terapeutico».

Dancing with Health

Dancing with Health è un progetto europeo di valenza scientifica, ideato da IncontraDonna onlus, in attuazione oltre che in Italia anche in Bulgaria, Lituania, Paesi Bassi e Regno Unito (Erasmus Plus Sport). Il progetto si rivolge alle donne operate di tumore al seno per facilitarne la riabilitazione, il controllo delle emozioni, aiutarle a concentrarsi sul movimento, favorirne il recupero della propria immagine corporea e della sensualità.

«Lo scorso giugno Carolyn Smith e Samuel Peron, molto noti per la loro partecipazione al programma Ballando con le Stelle, hanno ideato un protocollo di danza su misura per raggiungere quanto ideato dal progetto – racconta Sandro De Giuli, uno degli operatori selezionati in giugno -. Si sono impegnati, inoltre, per selezionare ballerini professionisti ed esperti di Scienze Motorie nei 5 Paesi partecipanti. «Dopo essere stato selezionato e formato mi sono impegnato a seguire 14 donne operate di tumore al seno per 4 mesi, con 2 incontri settimanali di un’ora ciascuno presso la palestra monumentale della Università Foro Italico di Roma. Le signore si sono impegnate nell’apprendimento di balli quali paso doble, merengue, cha cha e salsa. Al termine del percorso abbiamo allestito uno spettacolo (BNight al LARGO Venue di Roma) con la partecipazione straordinaria di Carolyn Smith.

Oltre a notare evidenti miglioramenti nella forza fisica di braccia e gambe, le signore hanno recuperato autostima e amore nei confronti del proprio aspetto fisico».

La prof.ssa Bonifacino, presidente di IncontraDonna sottolinea anche che «tutti i pazienti oncologici dovrebbero giovarsi di un percorso di ballo, che libera totalmente la mente. Musica, movimento, coordinamento sposano perfettamente il principio della resilienza: come poter reagire a un forte trauma emotivo che ha cambiato la nostra vita».

Progetto Giovani della Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

Nel 2011 è stato ufficialmente lanciato il Progetto Giovani a opera della Pediatria Oncologica Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il progetto è stato pensato per gli adolescenti, nella fascia di età 15-18 anni e per i giovani adulti ovvero per la fascia di età 19-25 anni.

Supportato dall’Associazione Bianca Garavaglia onlus, Il Progetto Giovani è nato con l’obiettivo di cercare di superare gli ostacoli che possono inficiare la qualità delle cure e la qualità di vita degli adolescenti e dei giovani adulti malati di tumore.

«Questi, infatti, sono pazienti molto particolari, in relazione ad aspetti medici perché sono in una terra di mezzo tra il mondo dell’oncologia pediatrica e quello dell’oncologia medica dell’adulto, e per questa ragione corrono il rischio di arrivare con difficoltà (o in ritardo) ai centri di riferimento, di non essere arruolati nei protocolli clinici, di non ricevere, in sintesi, le cure migliori e per tutto quello che è l’aspetto legato alla vita dei ragazzi, a quello che passa loro in testa e nel cuore quando si sentono dire “hai un tumore”, quando devono iniziare la chemioterapia» spiega Andrea Ferrari responsabile del Progetto Giovani e del Comitato nazionale AIEOP sugli Adolescenti.

Il dottor Ferrari chiarisce ancora: «Il Progetto, dunque, include aspetti prettamente medici, ma ha anche un approccio nuovo alla relazione con i pazienti, un’attenzione particolare alla loro vita, con la creazione di spazi dedicati e progetti basati sulla creatività e l’arte (scrittura, fotografia – “la ricerca della felicità”, mostra al PAC di Milano due anni fa – , musica – le canzoni Palle di Natale, vista sul web da 14 milioni di utenti, e Sei tu l’estate). I progetti artistici sono pensati per offrire ai pazienti nuovi strumenti di espressione e ai medici percorsi privilegiati per entrare nel loro universo.

Si tratta di un progetto unico al mondo: l’utilizzo dell’arte e della creatività diventano uno strumento di cura e offrono ai pazienti modi nuovi di raccontarsi, con progetti che durano molti mesi e danno un senso del futuro differente e continuativo. Questi percorsi artistici hanno dato vita a un filone di letteratura scientifica innovativo per raccontare i problemi degli adolescenti malati con le parole stesse dei pazienti: gli articoli relativi alla canzone Nuvole di Ossigeno e al progetto fotografico La Ricerca della Felicità sono stati pubblicati sul prestigioso Journal of Clinical Oncology».

Progetto compagno di lettura

«L’Associazione Umbra per la lotta Contro il Cancro (AUCC) è in convenzione con l’Azienda Ospedaliera di Perugia e con l’ASL 1 e 2 dell’Umbria per il servizio di Psiconcologia. Nell’ambito del Servizio Convenzionato di Psiconcologia AUCC/AOP sono stati realizzati differenti progetti di terapia complementare, quali Compagno di lettura e Ascolto Musicale Assistito. – Racconta Paolo Catanzaro, psiconcologo presso l’Azienda ospedaliera di Perugia e responsabile della psiconcologia dell’AUCC che aggiunge- Scopo di questi progetti è quello di creare un aggancio positivo/costruttivo tra quelle che sono attività culturali piacevoli come possono esserlo appunto l’ascolto di brani musicali scelti dai pazienti o le letture di poesie, racconti o testi teatrali e i trattamenti antineoplastici. Per la realizzazione dei diversi progetti ci avvaliamo dell’entusiasmo e della voglia di fare degli studenti di psicologia provenienti soprattutto dall’Università di Perugia, ma anche da diverse università italiane che svolgono il loro tirocinio pratico presso i nostri servizi psiconcologici e che sono formati e supervisionati dagli psichiatri e psicoanalisti strutturati del Servizio. Il loro entusiasmo è positivo anche per il paziente che vive attivamente e con interesse i progetti proposti».

Modellare la ceramica

La Fondazione Lene Thun ONLUS è impegnata nella realizzazione di servizi permanenti di terapia ricreativa attraverso la modellazione della ceramica. Opera in diversi contesti patologici e di disagio, soprattutto nell’ambito dell’età pediatrica e giovanile prevalentemente nei reparti di onco-ematologia pediatrica dei principali ospedali italiani, tra cui l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

«L’esperienza della creazione artistica attraverso la lavorazione della ceramica è un momento particolare del giovedì mattina, qui in Istituto. Al momento della proposta del laboratorio di ceramica da parte della Fondazione Thun non mi sarei aspettata un tale coinvolgimento, indifferente all’età, alla provenienza geografica, al momento del ricovero e della storia di malattia, dei pazienti (e di parecchi genitori) – commenta Maura Massimino, Direttore della Struttura Complessa Pediatria Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori. – Forse il messaggio che rimane impresso, nel rendere sempre favorevole la risposta alla proposta della ceramista e dei volontari, se solo le terapie e gli esami lo permettono, ma anche negli intervalli liberi da queste, è l’idea di lasciare, ovunque la piccola opera andrà, un segno del proprio passaggio, per uno scopo comune, dettato dal progetto artistico Thun. In fondo, la Fondazione Thun è riuscita a rendere concreto, in maniera istantanea e uguale per tutti i nostri bambini e ragazzi, quello che tutti vorremmo per noi: vivere e lasciare qualcosa di bello, che sia una piccola parte di un tutto, bello da vedere e da vivere. E hanno fatto centro».

Il teatro entra in oncologia

L’U.O. di Oncologia Medica del S. Giuseppe Moscati di Avellino,diretta dal Dott. Cesare Gridelli, promuove da diversi anni, progetti per far fronte alle difficoltà e ai bisogni espressi dai pazienti, in funzione di una qualità di vita migliore. Il progetto Il teatro entra in oncologia è rivolto ai pazienti oncologici afferenti al reparto oncologico. Il progetto rappresenta una sfida nel campo della riabilitazione oncologica per contribuire al recupero fisico e psicologico e mira a migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Lo sviluppo progettuale è affidato a psicologi, attori professionisti, coreografi e si sviluppa attraverso una serie di incontri che culminano nella performance teatrale finale. «Non si tratta di riprodurre un copione o opera teatrale, ma i pazienti danno vita a una rappresentazione originale che attraverso un tema conduttore fa rivivere il vissuto e le loro esperienze di vita e di malattia.

Tutta l’attività ha lo scopo di creare un gruppo, di far condividere un’esperienza comune e di creare dei rapporti che possano aiutare nel decorso della malattia. La performance teatrale è il frutto del percorso svolto dai pazienti e rappresenta per gli stessi un’occasione per vivere l’emozione dell’incontro con il pubblico- chiarisce il dottor Gridelli che conclude- l’esperienza è entusiasmante e in questi 10 anni di progetto hanno regalato a tutti bellissime emozioni oltre che essere stato di grande utilità per i pazienti».

 

FONTE: LA STAMPA
 
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Bonifacino al CT EUR: “Come vivere in salute con la prevenzione giusta”

Le protesi mammarie Allergan testurizzate ritirate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE

Per vivere in buona salute a tutte le età non basta fare indagini diagnostiche ed analisi di laboratorio ogni momento ma occorre condurre stili di vita salutari che prevedono alimentazione corretta, niente fumo, poco alcol ed attività fisica regolare.

Ad indicare la ricetta della buona salute a tutte le età è stata Adriana Bonifacino, medico oncologo specializzato in senologia, nel corso di un incontro-dibattito svoltosi al Circolo Tennis Eur il 25 gennaio 2019.

Introdotta dal Presidente del CT EUR Vincenzo Vecchio, la conferenza, svoltasi nel quadro del programma CT EUR Cultura 2019, ha toccato molti aspetti della prevenzione sanitaria, con particolare riferimento all’importanza dell’alimentazione, delle vaccinazioni e del tumore che più angustia il mondo femminile, il tumore al seno.

Stimolata dalle domande dei consiglieri Ventola, Giglioni e Tassoni, nonché dei molti soci presenti nella sala conferenze del Circolo, Bonifacino, animatrice della Onlus  Incontra donna che si occupa di prevenzione della salute femminile, ha smontato luoghi comuni, richiamato importanti precauzioni, fornito consigli operativi.

L’alimentazione migliore per prevenire qualsiasi genere di malattie è la dieta mediterranea, con il suo mix equilibrato di carboidrati, proteine, vitamine, all’interno della quale occorre eliminare gli eccessi di grassi e di zuccheri raffinati, che sono – questi ultimi – all’origine di molte infiammazioni croniche. Pertanto non servono gli integratori quando tutto ciò che serve all’organismo si trova nei cibi in natura, purchè consumati entro 4 giorni, il periodo entro il quale conservano intatti tutti i principi nutritivi.

La cura del tumore al seno ha fatto passi da gigante anche grazie allo screening di massa assicurato dalla sanità pubblica, ma la prevenzione deve migliorare se solo circa la metà delle donne si sottopone a mammografie. Occorre fare prevenzione soprattutto dopo i 40 anni perchè la diagnosi precoce è la chiave della guarigione e rivolgersi ai centri di eccellenza (vedi l’App Incontra Seno).

Attenzione infine anche ai giovani: il papillomavirus, un virus che è all’origine del tumore al collo dell’utero, può manifestarsi anche dopo molti anni da quando è stato contratto. E’ importante che i giovani, anche maschi, facciano il vaccino prima dell’inizio della vita sessuale e riproduttiva, cioè prima dei 18 anni, per poter dare copertura durante tutta la vita.

 

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Da sinistra: Tassoni, Vecchio, Ventola, Bonifacino e Giglioni

 

FONTE: http://www.cteur.it/2019/02/04/bonifacino-al-ct-eur-come-vivere-in-salute-con-la-prevenzione-giusta/

 

 

 

Evento CUR A.R.T.E

Le protesi mammarie Allergan testurizzate ritirate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE

Le protesi mammarie Allergan testurizzate ritirate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE

Il ritiro delle protesi mammarie Allergan testurizzate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE richiama all’ordine le autorità affinché diano indicazioni atte a rassicurare la popolazione femminile con impianti di questo tipo. Che vi fossero casi di patologie autoimmuni e di linfomi anaplastici a grandi cellule in pazienti con protesi e versamento di un certo tipo intorno alla protesi, è fatto noto. Che vi sia già una nota del Ministero Salute al riguardo da tempo sul portale è anch’essa cosa nota. Vi sono articoli e pubblicazioni, alcuni dei quali anche del nostro gruppo di lavoro e di studio. Ma ora è necessario dare indicazioni e formazione precisa a radiologi, ecografisti, anatomo patologi e in molti casi anche a medici di medicina generale, chirurghi senologi e plastici. Il fenomeno va trattato con cautela. Senza allarmismi, ma con basi scientifiche e massima protezione per le pazienti, siano esse con protesi per ricostruzione che per mastoplastica additiva. Cautela, rassicurazione, ma massima attenzione e attesa di indicazioni dalla autorità competenti. Le associazioni come sono attente agli sviluppi della problematica e disponibili a collaborare con autorità, cittadini e altre associazioni per una corretta informazione.

 

https://www.bmj.com/content/363/bmj.k5401.full

Le protesi mammarie Allergan testurizzate ritirate dal commercio per non aver ricevuto il marchio CE