Tempo di lettura: 7 minuti

di Alessio Serra
Mi risveglio all’improvviso e i miei occhi non riconoscono più la realtà che ricordo di averabbandonato. Per un attimo infinito il panico miassale: mi ritrovo con un tubo infilato nella gola e un conato di vomito risale fino a quasi soffocarmi. Lo respingo a forza e cerco di tranquillizzarmi, mentre con gli occhi sbarrati focalizzo le immagini appannate che pian piano acquistano un contorno. Quello che vedo, o meglio, quello che non vedo, mi spaventa da morire e posso avvertire il cuore martellarmi nel petto, come se volesse uscire e lanciarsi fuori dall’immobile carcassa che riconosco essere il mio corpo.
Posso udire soffocato il ritmico bip dei macchinari alla mia destra e scorgere diverse flebo appese al palo alla mia sinistra. Dove diavolo sono finito? Questa che sto vivendo è ancora la realtà o sto sognando?
Se questo è solo un sogno, voglio che questa sia la mia seconda possibilità. Per una persona semplice e
comune come me ne è sufficiente una sola. Nessun amore impossibile, niente viaggi nello spazio, né
ricchezza infinita o eterna lunga vita. Un sogno che ne contiene tanti altri e li rende realizzabili; se non tutti,
una parte, o anche uno soltanto. Sarebbe perfetto anche così, sarebbe speciale, e mi accontenterei.
Chiunque di noi vorrebbe avere a disposizione una seconda possibilità, ne sono convinto. Quanto sarebbe
diversa la vita di ognuno di noi se ad un certo punto avessimo il potere di cambiare le cose? Forse quel
secondo tentativo porterebbe ad una vita felice, o forse una infelice, o magari non cambierebbe assolutamente niente ma… quel che conta, in fondo, è averla quella seconda possibilità. Non ti domandi mai come sarebbe ora la tua vita se avessi avuto quella possibilità? Saresti ugualmente qui, ora, a pensarci?
Potresti cambiare quel pessimo voto, preso una volta sola alle scuole elementari, che ti ha fatto sentire
ridicolo di fronte a tutta la classe e ti ha fatto perdere per sempre la benevolenza di quell’insegnante che ti
stimava e tu stimavi altrettanto. Forse potresti confessare il tuo amore a quella stupenda ragazza del liceo che ti piaceva tanto e arrossivi al solo pensarla. E sì che la pensavi tanto, ma tanto davvero, e avresti voluto che fosse lei la donna della tua vita. E invece non hai trovato il coraggio di dirle nulla quando ne avevi la possibilità (una delle tante), e lei è rimasta abbindolata dal classico belloccio che l’ha fatta soffrire, o da un anonimo tizio che la renderà sicuramente meno felice di quanto avresti potuto fare tu. Per non parlare di quell’altra ragazza a cui ti eri invece molto legato ma che non hai saputo tenerti stretta a causa della tua giovane ingenuità. Lei ti ha lasciato e, per indorare la beffa, con il passare dei mesi cercava te, soltanto te, per sfogarsi. Piangevadall’altro capo del telefono, dandosi della stupida nell’aver scelto, dopo di te, uno che le usava violenza.
E tu l’ascoltavi per ore. L’ascoltavi urlando dentro te stesso senza poter fare niente se non consolarla con
parole che non avresti voluto dirle, senza poter tornare indietro. Con una seconda possibilità in più forse avresti potuto prendere quel treno per arrivare puntuale a quell’importantissimo colloquio di lavoro che ti
avrebbe cambiato la vita. Ti eri preparato così bene, avevi comprato l’abito giusto e annullato ogni
impegno con gli amici per preparare la documentazione che ti avrebbe fatto fare bella figura. Eri anche rimasto sveglio tutta la notte per preparare un discorso con il quale fare colpo. E invece hai dimenticato di puntare la sveglia e hai perso per sempre quell’opportunità. Perché sei stato così sciocco? Perché essere superficiali con qualcosa che potrebbe non ricapitare più? E se poi, invece, quel
colloquio non avesse comunque condotto a niente? Hai pensato anche a questo?
Quante altre occasioni potrei citare in cui sbagliare o meno avrebbe fatto la differenza? Col senno di poi
tutto è più semplice… o più complesso. Sono rare le persone che sono felici della loro vita e vorrebbero quella chance, irripetibile e fondamentale per loro, quella scintilla che li farebbe sentire di nuovo in pista e farebbe riscoprire il valore di ogni nuovo giorno. E se invece questa seconda possibilità non si potesse
avere? Esistono i sogni, sì, quelli notturni, onirici, quelli in cui puoi essere ciò che nella realtà non saresti
mai. In essi può veramente accadere di tutto ed è proprio questa imprevedibilità che li rende una
roulette russa. Andiamo a dormire e speriamo di rivivere nel sogno il nostro passato e lì cambiare le
cose, ma ci ricordiamo una volta di più quanto tutto sfugge facilmente al nostro controllo. Talvolta è
sufficiente svegliarsi per dover andare in bagno alle due del mattino, o udire il trillo della sveglia, o
l’abbaiare del nostro cane, per infrangere in un attimo quanto di più bello, o di brutto, stiamo vivendo. Non è questo il tipo di sogno che voglio. La neve è così strana vista da questa posizione. Dal letto su cui sono bloccato da fin troppi mesi non riesco a vedere al di là della base della vetrata, e ai miei occhi si profila solo una distesa bianca. Una figura amica si accosta a me e, bardata da capo a piedi con cuffia, mascherina, camice e guanti, mi prende delicatamente la mano e mi dice, con una voce che sembra giungere da tanto lontano: «Il trapianto è andato bene. Ti riprenderai, sei forte.»
Senza più quell’orribile tubo nella gola a impedirmi di parlare, ma con l’impressione di aver ingoiato acido
per giorni e giorni, rispondo: «È questa la mia seconda possibilità?»
Come risposta ricevo solamente un gesto di diniego col capo e la presa sulla mia mano destra diventare
più salda. Riesco finalmente a percepire il calore e ricordarmi la sua essenza. Le ferite del mio ultimo intervento bruciano ancora, mi sento solo, in una stanza con infermieri di cui non conosco i volti, occupati a monitorare pazienti che, a differenza di me, non si sono ancora svegliati dall’anestesia e forse non si risveglieranno mai. L’isolamento della terapia intensiva è una gabbia di apatia soffocante in cui il tempo trascorre così lento da sembrare fermo. Solo quei fiocchi di neve che discendono senza suono regalano la conferma che il mondo, fuori da questa stanza, continua a girare, e là fuori esiste ancora una realtà che non mi appartiene più.
Se solo potessi avere quella seconda possibilità… sarei ugualmente qui adesso? Quell’intervento al quale ho scelto di sottopormi era davvero da fare? Se non l’avessi fatto sarei sopravvissuto al male che mi
stava consumando? Si sarebbe potuta definire ugualmente vita? Il corpo mi brucia, stringo i denti e la rabbia mi assale. Non ho mai voluto tutto questo, non ho mai voluto sentirmi male ed essere costretto all’immobilità, non ho mai voluto occhi arrossati dal pianto rivolti verso di me, non ho mai chiesto infelicità per chi amo al posto della mia, non ho mai desiderato qualcosa di irraggiungibile, non ho mai pensato di meritare una seconda possibilità. Non dovrebbe essere consentita a tutti, ma essere donata solamente a persone speciali, quelle capaci di lasciare una traccia importante nel mondo.
Io non sono speciale, non lo sono mai stato, ma ora vorrei esserlo davvero, e meritare di uscire da qui,
tornando alla vita. Non desidero altro che questo. Guardo la neve che cade e attendo. Attendo che, fiocco
dopo fiocco, il tempo lasci i suoi segni su di me. Mentre la febbre incendia lentamente il mio corpo, il
mondo si tinge di bianco, tutto viene purificato da ciò che non serve più. Un ragazzo nel letto di fronte al mio si risveglia dopo mesi di coma, il mio comincia ora. Sospiro la mia magra consolazione: qualcuno ha appena ottenuto la sua seconda possibilità.
Data di pubblicazione: 08 Giugno 2019