Quando si parla di patologia oncologica vengono quasi sempre affrontate le problematiche inerenti alla prevenzione, alla diagnosi, alla terapia e su questi aspetti sono focalizzate le maggiori attenzioni dei mass-media e della comunità scientifica e non a caso , a questi settori sono anche indirizzate la maggior parte delle risorse, sia materiali che umane disponibili.

Ma questi sono i soli problemi della complessa malattia oncologica , soprattutto per le pazienti che vivono in prima persona questa esperienza ? Una volta terminato il ciclo delle cure, si torna ad una vita normale ? Dalle esperienze che abbiamo acquisito in circa venti anni in campo riabilitativo oncologico, siamo sempre più convinti che i problemi, i grandi problemi,quelli che ti condizionano la vita, iniziano a farsi sentire proprio dopo che sono terminate queste fasi di cosiddette di cure ufficiali, terapia chirurgica, chemio e radioterapia , Dopo di queste in genere si riprendono le attività lavorative, la gestione familiare, i rapporti con il partner che coinvolgono anche una particolare sfera intima e sessuale, insomma si ripropone il progetto della propria vita, si torna a ...vivere !!

Questa crediamo sia la frase che più si addica questo contesto..... " TORNARE A VIVERE ", mentre purtroppo nelle fredde pubblicazioni scientifiche o nel gergo comune si parla di " survivors", sopravvissuti alla patologia oncologica, termine bruttissimo che non rende ragione del processo interiore di una persona, che dopo una "esperienza di malattia", vuole tornare a vivere e non a sopravvivere,una differenza in termini che esprime due concetti, due modi diversi, di approcciare questa delicatissima fase.

Chi si trova a vivere questa particolare situazione non deve avere timore o ritrosia nel chiedere aiuto perché è indispensabile appoggiarsi a persone che, per capacità umane ed esperienze professionale possono offrile ed assicurale tale aiuto.

Da numerosi anni ci stiamo battendo sul riconoscimento dell'importanza della Riabilitazione Oncologica come fase successiva , alle terapie oncologiche proprio per offrire un sostegno, un aiuto dal punto di vista sia fisico che psicologico alla pazienti che presentino delle disabilità conseguenti alla patologia oncologica in tutte le varie fasi della malattia.

L'ambiente riabilitativo è quello più idoneo per prendere in carica la pazienti che hanno queste disabilità, intese nel senso più ampio del termine, derivanti dalla patologia oncologica, disabilità quindi sia fisiche, che psico-relazionali che limitano e condizionano fortemente la loro qualità di vita.

La riabilitazione oncologica è organizzata con un lavoro in Equipe , partecipano diversi figure professionali che vengono attivate e coinvolte a seconda delle necessità della paziente. Il lavoro di equipe assicura la condivisione di conoscenze e competenze per lo specifico obiettivo riabilitativo, in termine tecnico, Progetto Riabilitativo Individuale, che viene elaborato per ogni singolo paziente.

Figure portanti dell'Equipe Riabilitative sono il Medico esperto in questa disciplina e che quindi abbia competenze oncologiche e riabilitative, che effettuerà la valutazione iniziale del paziente , dalla quale emergeranno le problematiche riabilitative da affrontare ed il fisioterapista , anch'esso opportunamente formato, che prenderà in carico la paziente e che dopo una la sua specifica valutazione e formulazione del Progetto Riabilitativo in equipe , la inizierà a trattare con le diverse tecniche riabilitative necessarie e specifiche per quel paziente.

 

Ad esempio nel caso di un linfedema , cioè una aumento patologico di volume   dell'arto superiore secondario all'asportazione dei linfonodi ascellari, si può effettuare una terapia scegliendo tra le seguenti tecniche riabilitative : linfodrenaggio manuale,   bendaggio elastocompressivo, pressoterapia,   onde d'urto, linfotaping, prescrizione ed il collaudo di un tutore elastico, intervento che teniamo a sottolineare che non può essere solo limitato al braccio ma che deve considerare la persona nella sua totalità, con un concetto olistico dell'approccio al paziente nella sua completezza sia fisica ma anche psicologica. Proprio per tale ragione nell'Equipe Riabilitativa sono sempre presenti la figura dello Psicologo e del Nutrizionista .

Quali sono le problematiche che possono essere affrontate nell'ambito di una riabilitazione oncologica ? Oltre al linfedema , di cui abbiamo detto prima, le altre disabilità più frequenti sono le problematiche articolari della spalla, gli esiti cicatriziali dei tessuti secondarie alla chirurgia e alla radioterapia, alle complicanze neurologiche, come la scapola alata, le alterazioni posturali, le conseguenza degli interventi di ricostruzione ( mobilizzazione dell'arto durante il riempimento dell'espansore, incapsulamento della protesi mammaria, alterazioni secondarie al prelievo di lembi muscolo-cutanei o cutanei ) l'eccesso ponderale sempre presente, soprattutto dopo il ciclo di chemioterapia .

Un altro aspetto importante che viene affrontato in un percorso riabilitativo è quello dell' Educazione Terapeutica del paziente, inteso come un processo comunicativo relazionale volto a far comprendere e conoscere tutti gli aspetti della malattia e valorizzare la partecipazione del paziente nella gestione della sua disabilità, ponendo una particolare attenzione all'adozione di particolari stili di vita che sono ormai notoriamente riconosciuti avere un ruolo determinate nella prevenzione sia primaria che secondaria delle malattie oncologiche.

Nel nostro protocollo riabilitativo devono essere presenti interventi educativi volti proprio a supportare tale aspetto, proponendo sia una corretta alimentazione, ma soprattutto una adeguata attività fisica, aspetto questo particolarmente importante che necessita di una valutazione e delle competenze specifiche in quanto non tutte le attività fisiche sono consigliate ad un paziente affetto da patologia oncologica; le condizioni fisiche presenti , possono essere differenti da persona a persona e soprattutto estremamente variabili in rapporto alla gravità della patologia e alla fase delle cure oncologiche che si stanno effettuando ( chemio , radioterapia ) e agli eventuali esiti e disabilità presenti.

Si parla quindi di A.F.A ( Attività Fisica Adattata ) e quindi Teoria dell'adattamento, proprio per personalizzare una determinata attività fisica, opportunamente scelta tra le tante possibili, sia in termini di attrezzatura da utilizzare, frequenza e durata delle sedute di allenamento o di pratica, carichi di lavoro, contesto ambientale in cui svolgerle, il monitoraggio dell'attività , la sorveglianza degli effetti avversi ecc..tutti aspetti che devono essere scelti ed "adattati " da personale che abbia competenze specifiche nel campo. Una attività fisica condotta in malo modo può determinare danni anche seri.

L'AFA trova indicazione durante il percorso riabilitativo a suo supporto o al suo termine per mantenere i risultati ottenuti e laddove è necessario solo promuovere uno stile di vita sano.

Ma nel "dopo " delle terapie oncologiche, si deve porre particolare attenzione anche a tutte quelle terapie che vengono definite "non convenzionali ", che sottolineiamo in maniera chiara e precisa non devono  assolutamente sostituire le terapie oncologiche convenzionali, ma che devono aiutare a recuperare il benessere psico-fisico durante e dopo questa particolare esperienza di malattia.

La Riabilitazione Oncologica, le Attività Fisiche Adattate e le Terapie non convenzionali possono fornire un concreto e valido aiuto ai pazienti con patologia oncologica perché non dobbiamo pensare al paziente come ad un sopravvissuto ma come una persona che deve tornare a vivere   e soprattutto a vivere con un bel sorriso !

 

Dr. Antonio Mander

Responsabile Medico dei Centri di Riabilitazione Vascolare ed Oncologica

C.A.R. e V.VOJTA Roma

Istruttore della Scuola Italiana di Nordic Walking

A.S.D   SALUTE in MOVIMENTO