Esame citologico

L’esame citologico consiste nell’osservazione al microscopio ottico di cellule prelevate o naturalmente esfoliate dai diversi organi o tessuti del nostro organismo. Le cellule così raccolte devono essere accuratamente “fissate” al momento del prelievo e successivamente colorate in laboratorio per renderle visibili al microscopio.

 

Secreto mammario

Le cellule che si distaccano naturalmente dalla ghiandola mammaria possono essere trascinate lungo i dotti fino all’esterno del capezzolo insieme al secreto mammario e lì essere raccolte (secrezione spontanea). Talora per facilitarne la fuoriuscita si effettua una piccola pressione nella zona dell’areola (secrezione provocata). Nella maggior parte dei casi un secreto (al di fuori del periodo dell’allattamento) è legato a piccoli squilibri o variazioni ormonali. In rari casi può essere indice di una patologia benigna (iperplasia, papilloma) e in casi ancora più rari può essere uno dei segnali della presenza di un tumore. Sarà il clinico che, in base alle caratteristiche della secrezione (mono o bilaterale, monoorifiziale o pluriorifiziale – cioè se proveniente da uno o più dotti-, colore, etc.), deciderà se è il caso di raccoglierla su dei vetrini e sottoporla ad esame citologico.

 

Scraping

Nel caso che a livello del capezzolo (più raramente della cute della mammella) sia presente una lesione con aspetto ulcerato o eczematoso, sarà sempre opportuno raccoglierne le cellule per esaminarle. Il metodo consiste nel grattare la lesione (talvolta con un lato non tagliente dello stesso vetrino) e poi il materiale così prelevato sarà inviato all’esame citologico. La paziente non avverte alcun dolore per questa manovra.

 

Agoaspirato

In caso di nodulo mammario o di un’area alterata e non meglio definita, può talvolta essere necessario effettuare un prelievo per studiare le cellule che lo/la compongono e capirne meglio la natura. In questo caso il metodo più semplice ed immediato è l’esame citologico. Questo esame è chiamato Fine Needle Apiration (FNA o anche FNAB o FNAC). Il prelievo è effettuato con un semplice ago da siringa, guidato spesso mediante ecografia, all’interno del nodulo o dell’area di ghiandola meritevole di un approfondimento. Questa metodica è minimamente invasiva e non necessita di anestesia locale. Può essere utilizzata anche per l’agoaspirazione di linfonodi meritevoli di approfondimento sia in sede ascellare che in altre sedi. Se il materiale raccolto è modesto questo viene strisciato direttamente su due o più vetrini, colorato e sottoposto ad esame citologico. Nel caso in cui il materiale sia più abbondante, come ad esempio quando si svuota una cisti, bisognerà prima centrifugarlo. Verrà poi sottoposto all’esame del citologo che porrà la diagnosi. Una volta fissato e colorato il preparato citologico si può conservare per anni e questo è utile quando ne sia necessaria una revisione (cioè sia necessario effettuare una nuova valutazione del preparato nel tempo), ma è anche un materiale “unico” e limitato a quel poco presente sui vetrini al momento della preparazione.

 

Referto citologico

Il citopatologo nell’esaminare il vetrino valuterà per prima cosa se questo è adeguato per una diagnosi. Infatti talvolta la presenza di un eccesso di sangue nel materiale prelevato, la necrosi del tessuto, una fissazione non perfetta o, raramente, un problema tecnico, possono inficiare l’esame. Altre volte la scarsità o la mancanza di cellule non permette di arrivare ad una conclusione diagnostica. In questo caso il citopatologo si limiterà ad una descrizione di quanto presente sul preparato e concluderà il suo referto con C1 (non adeguato). è compito del clinico valutare se quanto osservato al microscopio è in accordo con l’esame clinico e strumentale ovvero se è necessario approfondire le indagini. Ogni volta che sui preparati citologici siano presenti cellule normotipiche (a normale morfologia) la diagnosi conclusiva è C2 (patologia benigna). Questo è quanto avviene nella maggior parte dei casi. Se, invece, le cellule presentano alcune caratteristiche non del tutto in linea con quelle che si riferiscono alle patologie benigne, sul referto viene riportata la classe C3 (probabilmente benigno). Una piccola percentuale (circa il 15%) di questi casi può però essere riconducibile alla presenza di un tumore. E' per questo motivo che il C3 normalmente necessita di un ulteriore approfondimento, in genere una biopsia. Se le cellule presentano marcate alterazioni ma non ancora tutte le caratteristiche della malignità vengono classificate come C4 (probabilmente maligno). Oltre l’80% di questi casi si confermerà tale. Nei casi nei quali gli elementi presenti sul vetrino presentino tutte le caratteristiche tipiche di una neoplasia (tumore maligno) il referto sarà C5 con una attendibilità altissima (superiore al 99%).

 

Indicazioni, possibilità e limiti dell'esame citologico

L’esame citologico viene eseguito su lesioni o noduli mammari nei seguenti casi:

  • Per confermare la natura benigna di una lesione di recente insorgenza, con aspetto ecografico non sospetto.
  • Nel caso in cui sia stato necessario svuotare una cisti per confermarne l’assoluta benignità.
  • Nel caso di nodulo sospetto quale esame di prima istanza e particolarmente quando per le dimensioni del nodulo, la sua posizione anatomica o per problemi di rapidità della risposta si ritenga utile fare un esame citologico e non istologico.
  • Nel caso di donne con tumore maligno già accertato e confermato cito/istologicamente che presentino più di un nodulo nella stessa mammella o nella controlaterale. In questo caso escludere o confermare la presenza di un tumore multicentrico (più focolai di tumore nella stessa mammella o anche nella contro laterale) ci permette di giungere ad una accurata programmazione dell’intervento in fase pre-operatoria.
  • In caso di linfonodo del cavo ascellare o di altre regioni vicine alla mammella (vicino allo sterno o al di sopra della clavicola) ingrossato o sospetto, per poter verificare se fosse sede di metastasi. In caso di risposta affermativa si potrà evitare di allungare i tempi operatori evitando la ricerca del linfonodo sentinella e ci aiuterà a stadiare meglio il tumore.
  • In caso di risonanza magnetica che abbia evidenziato zone di alterata vascolarizzazione, oltre a quelle legate al tumore già diagnosticato.
  • Nel follow-up di pazienti operate per verificare eventuali nodularità o alterazioni in sede pericicatriziale (il più delle volte legate agli esiti della terapia chirurgica o radiante).

L’esame citologico risulta particolarmente prezioso proprio perché ben tollerato e pressoché indolore, rapido, eventualmente ripetibile e si presta particolarmente bene a prelievi multipli sulla stessa mammella o su entrambe. Non ha controindicazioni, non è mai pericoloso perché non provoca la disseminazione di eventuali cellule tumorali (qualora presenti) e non ha effetti collaterali. Richiede una notevole esperienza degli operatori, sia in chi preleva sia in chi legge i vetrini per la diagnosi. I suoi limiti sono legati al fatto che non sempre è possibile raccogliere sufficienti cellule che permettano una diagnosi. In alcuni casi può poi accadere che le cellule di un tumore maligno siano così simili a quelle normali (tumori ben differenziati) che potrebbe risultare difficile porre una diagnosi certa di neoplasia solo attraverso l’esame citologico. Per tali motivi il patologo stesso o il clinico senologo potrebbero richiedere un ulteriore approfondimento mediante una biopsia comunque tramite ago e non invasiva.

 

Prof.ssa Maria Rosaria Giovagnoli

U.O.D. Citopatologia

A.O. Sant'Andrea - Roma

Sapienza Università di Roma