E così, a partire dal mese di marzo 2015, si è realizzato il sogno delle prime associate di IncontraDonna! quando si è capito che a dare forza era proprio la possibilità di scambiare pensieri, paure, speranze con qualcuno che poteva comprendere davvero, perché viveva o aveva vissuto le stesse esperienze, e aveva trovato una nuova risorsa nel portare un messaggio di forza e solidarietà.

Era forte il desiderio di poter comunicare anche ad altre donne come un’esperienza devastante si era trasformata in positivo grazie all’attività nata dall’intuizione e… tanta dedizione, di Adriana Bonifacino e Mariella Giovagnoli che fortemente hanno voluto nascesse IncontraDonna.

Dopo il corso per volontarie/i fatto nel 2014, finalmente, dai primi giorni di marzo 2015 siamo salite al 5° piano dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma per portare alle pazienti di Senologia gli shopper rosa con il logo di IncontraDonna utili per contenere i drenaggi e muoversi più liberamente; noi in precedenza avevamo dovuto usare le buste di plastica dei supermercati! Nella shopper anche un vademecum che tratta dei principali temi della prevenzione, qualche gadget e il nostro braccialetto.

Può sembrare un piccolo dettaglio il braccialetto; ma tutte lo indossano con piacere, si sentono meno sole e sanno di non essere sole, hanno un riferimento importante. Per quasi cinque mesi il mercoledì e il venerdì, i giorni in cui si fanno i ricoveri, siamo andate a incontrare chi proprio in quel momento trovandosi sola con un’operazione da affrontare, si sentiva disorientata, per non dire molto spaventata. Noi stesse andavamo in due, perché un reciproco sostegno era utile anche a noi in questa nuova esperienza.

Non sempre è stato facile comunicare con persone che non si conoscono, tanto più in un momento così difficile, e per molte di noi poteva anche essere faticoso ritornare nei luoghi di una prova dolorosa.

A sorpresa l’esperienza si è rivelata positiva per tutti! Le pazienti si sono sentite confortate nel trovare in ospedale, cosa del tutto inaspettata, qualcuno disposto ad ascoltarle che non fossero solo i medici e il personale sanitario. Molte donne per un senso di protezione nei confronti della propria famiglia, tendono a mostrarsi con i parenti più tranquille di quanto lo siano poi nella realtà. Anche le infermiere del reparto hanno approvato questa iniziativa e hanno notato che le signore ricoverate, dopo le nostre, visite, erano più tranquille.

Noi volontarie, in tutto una quindicina, abbiamo incontrato finora oltre cento donne, di tutte le età, e tutte sono state contente di avere qualcuno con cui parlare con libertà. E’ questo il fatto più importante: avere in camera qualcuno che “capisce” perché ha percorso la stessa strada, qualcuno che parla il tuo stesso linguaggio. E noi stesse abbiamo potuto misurare quanta strada, grazie a IncontraDonna, abbiamo fatto da quando eravamo noi al loro posto. Il prossimo settembre ritorneremo in reparto e pensiamo di ampliare il numero delle volontarie aprendo quest’esperienza anche a chi non ha vissuto direttamente la malattia ma è interessata al volontariato o l’ha vissuta attraverso amiche o familiari. Siamo già una bella squadra……e chi vuole seguirci?

www.incontradonna.it

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