Danza, lavorazione della ceramica, lettura e recitazione: i progetti in campo per chi deve affrontare il difficile percorso

 

 

Angela Nanni

Affrontare una diagnosi di tumore e mettercela tutta per guarire. Dove trovare la grinta e la determinazione per farlo?

 

«La diagnosi di tumore è vissuta dal paziente come un evento traumatico che genera caos, annulla le certezze, blocca la progettualità e mette a repentaglio il proprio equilibrio non solo fisico - spiega Maria Rosa Strada, oncologo medico dell’Istituto clinico Città di Pavia - . Il paziente entra in una nuova dimensione i cui ritmi sono scanditi dal percorso di cura a cui dedica tutte le sue energie per affrontare la malattia. In un contesto così difficile, caratterizzato spesso da ansia, paura, depressione è importante che ciascun paziente possa anche guardarsi in faccia ed esprimere le proprie emozioni. Per questo, accanto al trattamento specificatamente indicato per la malattia tumorale, sia questo la chirurgia, la radioterapia e la terapia medica, il paziente può aiutarsi con le terapie cosiddette complementari. Complementari nel senso che vengono ad affiancare le terapie oncologiche prescritte per il controllo della malattia.

Arteterapia, musico terapia, yoga, danza terapia, sono tutte forme di espressione che vedono il paziente lavorare in prima persona alla ricerca di una sorta di nuovo equilibrio fra corpo e mente, scaricando le emozioni più negative per riprendere padronanza del proprio mondo, anche interiore.

I benefici di queste forme espressive sono soltanto in parte documentabili con evidenze scientifiche strettamente convincenti, ma possiamo senz’altro osservare che aiutano i pazienti a stare meglio, a sentirsi vivi, capaci di realizzarsi in un progetto di cambiamento e ad affrontare con maggiore aderenza le cure diventando parte più attiva e consapevole del percorso terapeutico».

Dancing with Health

Dancing with Health è un progetto europeo di valenza scientifica, ideato da IncontraDonna onlus, in attuazione oltre che in Italia anche in Bulgaria, Lituania, Paesi Bassi e Regno Unito (Erasmus Plus Sport). Il progetto si rivolge alle donne operate di tumore al seno per facilitarne la riabilitazione, il controllo delle emozioni, aiutarle a concentrarsi sul movimento, favorirne il recupero della propria immagine corporea e della sensualità.

«Lo scorso giugno Carolyn Smith e Samuel Peron, molto noti per la loro partecipazione al programma Ballando con le Stelle, hanno ideato un protocollo di danza su misura per raggiungere quanto ideato dal progetto - racconta Sandro De Giuli, uno degli operatori selezionati in giugno -. Si sono impegnati, inoltre, per selezionare ballerini professionisti ed esperti di Scienze Motorie nei 5 Paesi partecipanti. «Dopo essere stato selezionato e formato mi sono impegnato a seguire 14 donne operate di tumore al seno per 4 mesi, con 2 incontri settimanali di un’ora ciascuno presso la palestra monumentale della Università Foro Italico di Roma. Le signore si sono impegnate nell’apprendimento di balli quali paso doble, merengue, cha cha e salsa. Al termine del percorso abbiamo allestito uno spettacolo (BNight al LARGO Venue di Roma) con la partecipazione straordinaria di Carolyn Smith.

Oltre a notare evidenti miglioramenti nella forza fisica di braccia e gambe, le signore hanno recuperato autostima e amore nei confronti del proprio aspetto fisico».

La prof.ssa Bonifacino, presidente di IncontraDonna sottolinea anche che «tutti i pazienti oncologici dovrebbero giovarsi di un percorso di ballo, che libera totalmente la mente. Musica, movimento, coordinamento sposano perfettamente il principio della resilienza: come poter reagire a un forte trauma emotivo che ha cambiato la nostra vita».

Progetto Giovani della Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

Nel 2011 è stato ufficialmente lanciato il Progetto Giovani a opera della Pediatria Oncologica Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Il progetto è stato pensato per gli adolescenti, nella fascia di età 15-18 anni e per i giovani adulti ovvero per la fascia di età 19-25 anni.

Supportato dall’Associazione Bianca Garavaglia onlus, Il Progetto Giovani è nato con l’obiettivo di cercare di superare gli ostacoli che possono inficiare la qualità delle cure e la qualità di vita degli adolescenti e dei giovani adulti malati di tumore.

«Questi, infatti, sono pazienti molto particolari, in relazione ad aspetti medici perché sono in una terra di mezzo tra il mondo dell’oncologia pediatrica e quello dell’oncologia medica dell’adulto, e per questa ragione corrono il rischio di arrivare con difficoltà (o in ritardo) ai centri di riferimento, di non essere arruolati nei protocolli clinici, di non ricevere, in sintesi, le cure migliori e per tutto quello che è l’aspetto legato alla vita dei ragazzi, a quello che passa loro in testa e nel cuore quando si sentono dire “hai un tumore”, quando devono iniziare la chemioterapia» spiega Andrea Ferrari responsabile del Progetto Giovani e del Comitato nazionale AIEOP sugli Adolescenti.

Il dottor Ferrari chiarisce ancora: «Il Progetto, dunque, include aspetti prettamente medici, ma ha anche un approccio nuovo alla relazione con i pazienti, un’attenzione particolare alla loro vita, con la creazione di spazi dedicati e progetti basati sulla creatività e l’arte (scrittura, fotografia - “la ricerca della felicità”, mostra al PAC di Milano due anni fa - , musica - le canzoni Palle di Natale, vista sul web da 14 milioni di utenti, e Sei tu l’estate). I progetti artistici sono pensati per offrire ai pazienti nuovi strumenti di espressione e ai medici percorsi privilegiati per entrare nel loro universo.

Si tratta di un progetto unico al mondo: l’utilizzo dell’arte e della creatività diventano uno strumento di cura e offrono ai pazienti modi nuovi di raccontarsi, con progetti che durano molti mesi e danno un senso del futuro differente e continuativo. Questi percorsi artistici hanno dato vita a un filone di letteratura scientifica innovativo per raccontare i problemi degli adolescenti malati con le parole stesse dei pazienti: gli articoli relativi alla canzone Nuvole di Ossigeno e al progetto fotografico La Ricerca della Felicità sono stati pubblicati sul prestigioso Journal of Clinical Oncology».

Progetto compagno di lettura

«L’Associazione Umbra per la lotta Contro il Cancro (AUCC) è in convenzione con l’Azienda Ospedaliera di Perugia e con l’ASL 1 e 2 dell’Umbria per il servizio di Psiconcologia. Nell’ambito del Servizio Convenzionato di Psiconcologia AUCC/AOP sono stati realizzati differenti progetti di terapia complementare, quali Compagno di lettura e Ascolto Musicale Assistito. - Racconta Paolo Catanzaro, psiconcologo presso l’Azienda ospedaliera di Perugia e responsabile della psiconcologia dell’AUCC che aggiunge- Scopo di questi progetti è quello di creare un aggancio positivo/costruttivo tra quelle che sono attività culturali piacevoli come possono esserlo appunto l’ascolto di brani musicali scelti dai pazienti o le letture di poesie, racconti o testi teatrali e i trattamenti antineoplastici. Per la realizzazione dei diversi progetti ci avvaliamo dell’entusiasmo e della voglia di fare degli studenti di psicologia provenienti soprattutto dall’Università di Perugia, ma anche da diverse università italiane che svolgono il loro tirocinio pratico presso i nostri servizi psiconcologici e che sono formati e supervisionati dagli psichiatri e psicoanalisti strutturati del Servizio. Il loro entusiasmo è positivo anche per il paziente che vive attivamente e con interesse i progetti proposti».

Modellare la ceramica

La Fondazione Lene Thun ONLUS è impegnata nella realizzazione di servizi permanenti di terapia ricreativa attraverso la modellazione della ceramica. Opera in diversi contesti patologici e di disagio, soprattutto nell’ambito dell’età pediatrica e giovanile prevalentemente nei reparti di onco-ematologia pediatrica dei principali ospedali italiani, tra cui l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

«L’esperienza della creazione artistica attraverso la lavorazione della ceramica è un momento particolare del giovedì mattina, qui in Istituto. Al momento della proposta del laboratorio di ceramica da parte della Fondazione Thun non mi sarei aspettata un tale coinvolgimento, indifferente all’età, alla provenienza geografica, al momento del ricovero e della storia di malattia, dei pazienti (e di parecchi genitori) – commenta Maura Massimino, Direttore della Struttura Complessa Pediatria Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori. – Forse il messaggio che rimane impresso, nel rendere sempre favorevole la risposta alla proposta della ceramista e dei volontari, se solo le terapie e gli esami lo permettono, ma anche negli intervalli liberi da queste, è l’idea di lasciare, ovunque la piccola opera andrà, un segno del proprio passaggio, per uno scopo comune, dettato dal progetto artistico Thun. In fondo, la Fondazione Thun è riuscita a rendere concreto, in maniera istantanea e uguale per tutti i nostri bambini e ragazzi, quello che tutti vorremmo per noi: vivere e lasciare qualcosa di bello, che sia una piccola parte di un tutto, bello da vedere e da vivere. E hanno fatto centro».

Il teatro entra in oncologia

L’U.O. di Oncologia Medica del S. Giuseppe Moscati di Avellino,diretta dal Dott. Cesare Gridelli, promuove da diversi anni, progetti per far fronte alle difficoltà e ai bisogni espressi dai pazienti, in funzione di una qualità di vita migliore. Il progetto Il teatro entra in oncologia è rivolto ai pazienti oncologici afferenti al reparto oncologico. Il progetto rappresenta una sfida nel campo della riabilitazione oncologica per contribuire al recupero fisico e psicologico e mira a migliorare la qualità di vita dei pazienti.

Lo sviluppo progettuale è affidato a psicologi, attori professionisti, coreografi e si sviluppa attraverso una serie di incontri che culminano nella performance teatrale finale. «Non si tratta di riprodurre un copione o opera teatrale, ma i pazienti danno vita a una rappresentazione originale che attraverso un tema conduttore fa rivivere il vissuto e le loro esperienze di vita e di malattia.

Tutta l’attività ha lo scopo di creare un gruppo, di far condividere un’esperienza comune e di creare dei rapporti che possano aiutare nel decorso della malattia. La performance teatrale è il frutto del percorso svolto dai pazienti e rappresenta per gli stessi un’occasione per vivere l’emozione dell’incontro con il pubblico- chiarisce il dottor Gridelli che conclude- l’esperienza è entusiasmante e in questi 10 anni di progetto hanno regalato a tutti bellissime emozioni oltre che essere stato di grande utilità per i pazienti».

 

FONTE: LA STAMPA